Media ed etica in una società plurale Inaugurata l'XI edizione del Corso Specialistico di Bioetica Avanzata della Facoltà Teologica di Torino
Tra i partecipanti iscritti al Corso Specialistico di Bioetica Avanzata promosso dal Corso di Specializzazione in Teologia morale con indirizzo sociale della Facoltà Teologica di Torino, quest’anno, vi era anche un gruppo di giornalisti convenuti appositamente per l’aggiornamento professionale su Media ed etica in una società plurale, tema che è stato trattato in una tavola rotonda composta da affermati giornalisti da Piero Bianucci a Francesco Ognibene ad Alberto Riccadonna e con i quali, sabato 5 ottobre, si è dato avvio alla sua XI edizione con una cerimonia di inaugurazione.
Una disciplina, quella della bioetica che coinvolge anche il mondo dell’informazione quando avvenimenti ad essa correlati diventano notiziabili. La professione giornalistica, al pari di altre, si trova anch’essa ad affrontare le sfide etiche di una società contemporanea, ipertecnologica, multiculturale, multietnica e plurale, in cui si vive tra una miriade di stimoli e contenuti, in un mondo che corre veloce, nella ricerca di un senso, di un orientamento nel raccontare i fatti nel rispetto della loro sostanziale verità, della deontologia e nel diritto di libertà di informazione e di critica. Ad un’etica di responsabilità dell’agire che è presente in ciascuno individuo si aggiunge quella professionale. Come si può comunicare “bene” e quali le criticità oggi per un giornalista è stato al centro di riflessione e dibattito nel primo incontro di tale Corso avvalendosi della competenza e dell’esperienza pluriennale di qualificati e stimati professionisti del mondo dell’informazione.
Il Corso di Bioetica Avanzata nel nuovo anno accademico 2019-2020 è articolato sui temi etici della società 5.0 che vengono trattati nei diversi aspetti sanitari, filosofici, teologici, giuridici e della comunicazione, con un breve percorso retrospettivo dalle origini con l’oncologo Van Rensselaer Potter, che introdusse il termine “bioetica” nell’accezione di scienza della vita umana estesa alla sopravvivenza dell’uomo sulla terra – che potremmo definire antesignano di una bioetica globale ed ecologica – e con un’analisi riflessiva proiettata al futuro, attraverso la ricerca di valori morali condivisi per coltivare quella speranza, insita nella natura umana, volta a cercare un senso all’esistenza e una progettualità durante il cammino di vita.
Alla cerimonia di inaugurazione ha porto i saluti il direttore del Ciclo di Specializzazione in Teologia morale con indirizzo sociale della Facoltà, il prof. Giuseppe Zeppegno che nel dare il benvenuto ai docenti e partecipanti ha ringraziato e presentato il direttivo, dai professori Enrico Larghero e Carla Corbella che con lui condividono la direzione scientifica del Master biennale di Bioetica e del Corso dell’Avanzata al presidente del Master prof. Franco Ciravegna e la dr.ssa Maria Grazia Sinibaldi con il suo staff. Ha annunciato due iniziative formative correlate al tema della comunicazione, una in occasione della ricorrenza ventennale della fondazione del Ciclo di Specializzazione, dal titolo La nuova economia delle relazioni. Esperienze e proposte. Riflessioni alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa – tenutasi il 22 ottobre e di cui si riporta una sintesi a cura del prof. Zeppegno nel numero di questo mese di Bioetica News Torino ‒ e l’altra sul Corso di Alta Formazione dal titolo Linguaggi per l’infosfera nell’a.a. 2019-2020. Infine ha introdotto il neo Presidente del Master, professor Franco Ciravegna: dottore di ricerca in Teologia Morale, già Direttore della licenza di Teologia e attuale suo docente, avente un’ampia pubblicistica con diversi titoli accademici e che nella sua diocesi di Alba svolge diversi ministeri, tra i quali vicario episcopale per la vita consacrata, responsabile per la scuola dei ministeri e per il diaconato permanente e cappellano per la Polizia di Stato presso la provincia di Cuneo.
Attingendo alle osservazioni sulla società contemporanea di due teologi tedeschi, Robert Spaemann e Josef Pieper, il professore Franco Ciravegna nel porgere un saluto ai partecipanti ha presentato spunti di meditazione per un impegno incentrato su due concetti: futuro e speranza. La prima sull’ipertrofia della responsabilità dinanzi la quale l’individuo pur nella sua giusta preoccupazione per il futuro non deve dimenticarsi delle proprie responsabilità nel presente che ci viene affidato. «Il futuro» afferma il prof. Ciravegna «viene preparato bene con sana responsabilità attraverso l’impegno nell’oggi avendo cura della vita effettivamente tutelata e non soltanto proclamata». La seconda concerne l’emergere di una pubblica disperazione per il venir meno a livello sociale e istituzionale di valori come la vita e la famiglia che perdono rilevanza e tutela. Nel riportarli pubblicamente nel dibattito e nella rilevanza allora, spiega Ciravegna, la pubblica disperazione sarà vinta dalla pubblica speranza che è motivata dalla cura e dall’amore per la vita in ogni ambito. Conclude, infine, ricordando l’insegnamento trasmesso dal cardinale Elio Sgreccia, fondatore della bioetica cattolica ontologicamente fondata, di guardare al futuro con speranza con un impegno rivolto nell’oggi, richiamando una sua immagine nel tracciare la figura del cultore di bioetica il cui lavoro «dovrebbe assomigliare al cavo sottotraccia che trasferisce l’energia senza dispersione. Il filo non è la sorgente, questa è una centrale lontana. Il cavo trasporta e avvicina l’energia e la rende utilizzabile».
Maria Teresa Martinengo, consigliere dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e giornalista, ha portato un saluto da parte del presidente Alberto Sinigaglia, e ha voluto ricordare l’importanza di dedicare qualche momento a studio e formazione per poter svolgere con rettitudine tale professione e non essere solo dei “megafoni”. Si è entrati poi nel vivo dell’argomento su media ed etica con la moderazione del prof. Enrico Larghero, medico, bioeticista e responsabile del Master in Bioetica presso la Facoltà Teologica di Torino.
La scienza e l’era tecnologica aprono nuovi scenari di sviluppo ma sollevano problemi etici nuovi, come ad esempio il suicidio assistito. Dal punto di vista antropologico l’essere umano del XXI secolo presenta delle similitudini con l’uomo preistorico ma al contempo ha un rapporto nuovo con se stesso, con il corpo, la malattia, la salute e nella relazione di porsi con gli altri, afferma il prof. Larghero.
Il compito di un giornalista è di riportare con accuratezza i fatti, accertare le fonti, e nel caso di quelle scientifiche, può essere una qualche utilità il riscontro della rilevanza che una citazione ha in base alle pubblicazioni di quello stesso autore su quell’argomento, afferma Piero Bianucci giornalista scientifico, collaboratore e opinionista de «La Stampa» per i temi scientifici, e docente del Master in Comunicazione scientifica presso l’Università di Padova. L’estrema cautela è l’atteggiamento con cui ci si deve approcciare nel mondo scientifico per riportare i fatti in modo corretto. Si parte dal fatto che la “buona” scienza non ha la verità con la “V” maiuscola perché per sua natura è continuamente oggetto di studio, di ricerca, di sperimentazione. Il metodo scientifico consente di verificare le affermazioni tramite osservazioni, calcoli, ragionamenti, esperimenti e deve essere replicabile dimostrando di ottenere gli stessi risultati da altri scienziati che usano gli stessi strumenti. Al termine di tale processo di verificabilità si deve creare un consenso (che è comunque “provvisorio” in virtù della natura della scienza) su quei risultati verificati in modo temporaneo. Il rischio è di non saperla distinguere dalle opinioni che nella rete trovano un’amplificazione tale da generare un disorientamento nel percepire la veridicità di una notizia, nel distinguere la differenza tra una notizia falsa e veritiera e comunque tra un’opinione e un’affermazione scientifica. Come è accaduto ad esempio sul campo della salute sulla pericolosità dei vaccini riverberando nel web e creando disinformazione.
Il giornalista può aiutare il lettore ad orientarlo nella conoscenza delle fonti assegnando un ordine di priorità. Dinanzi all’immensa mole dei data che ci raggiungono ogni giorno veicolando in un sistema di canali in cui contestualmente tutti vi aggiungono delle informazioni è difficile trattare oggi un argomento nuovo, a differenza di quanto poteva accadere tempo fa e questo è il servizio che qualifica oggi il giornalista, afferma Alberto Riccadonna, direttore de «La Voce e il Tempo», che accoglie nel settimanale della Diocesi di Torino una rubrica dedicata ai temi bioetici a cura del Centro Cattolico di Bioetica -Arcidiocesi di Torino. Nella realtà in cui viviamo si è infatti sommersi in un solo minuto nel mondo da 3 milioni di contenuti su facebook, 430 mila twitter di messaggistica inviati, 2 milioni e 315mila di ricerche su internet compiute, 130 milioni di email inviate, 44 milioni di messaggi inviati su WhatsApp e 2 milioni700mila di videoclip. Poter esprimere un’identità riconoscibile dai lettori consente di poter migliorare il servizio informativo, le loro attese e trovarvi anche lettori che decidano di scegliere, interessati, anche solo per una possibilità di confronto.
Incoraggia a farsi interpreti delle domande dei lettori sulle questioni etiche che riguardano la scienza e la sua applicazione tecnologica il caporedattore del quotidiano della Cei espressione della voce cattolica «Avvenire» Francesco Ognibene mentre racconta con entusiasmo la propria esperienza di coordinatore delle pagine del giovedì di «È Vita», che lo ha appassionato sin dal suo esordio nel 2005 portando il tema bioetico di allora, la fecondazione assistita, nell’informazione di massa mentre si trasmetteva la possibilità ad una coscienza cristianamente formata di confrontarsi apertamente sui problemi della società contemporanea. È l’identità di una voce cattolica che ha anche al suo interno, come spiega, dialettiche differenti e che si misura sul rispetto reciproco, sulla disponibilità ad ascoltare le ragioni dell’altro e proporre laicamente le ragioni, che si interpella ogni volta su quanto si è disposti ad accettare la logica orientata ad una libertà assoluta sui grandi temi e su quando non si può. Così si entra nel vivo dei problemi della realtà, riscoprendo l’essere cristiani che vivono nella realtà in dialogo con gli altri e la funzione di un giornalismo responsabile, civile ed ecclesiale.
Una serie di filmati, anche divertenti ma dalle insidie nascoste, proiettati da Lara Reale, giornalista scientifica, hanno aperto una discussione su diversi temi quali come affrontare le credenze pseudoscientifiche o la coerenza nell’informazione.
Infine conclude l’incontro un dibattito finale, animato da stimolanti domande poste dai partecipanti e dal moderatore su temi diversi, spaziando dalla credibilità del giornalista dinanzi al prevalere degli algoritmi dei social scritti da chiunque al “buon” e “cattivo” giornalismo al futuro di tale settore in un mondo globalizzato e all’analisi di casi sanitari.
© Bioetica News Torino, Novembre 2019 - Riproduzione Vietata