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25 Gennaio Febbraio 2015
Bioetica News Torino Gennaio Febbraio 2015

Nella pancia di mamma è già scritto il futuro… Un documento ed un incontro che divulgano il lavoro congiunto di esperti in anatomia, ginecologia, psichiatria, pediatria, bioetica, giurisprudenza e teologia sulla vita dell'embrione

Non è tutto integralismo religioso “quello che luccica”. La difesa dell’embrione e del feto umano fin dal concepimento, portata avanti tipicamente dai cattolici, non è – come spesso si sente dire – ideologia fine a se stessa, partito preso a priori, paletto invalicabile e dogmatico. L’importanza delle varie fasi della vita prenatale è infatti supportata da centinaia di studi scientifici internazionali, che finalmente un gruppo di ricerca del Centro Cattolico di Bioetica di Torino ha riunito in unico documento divulgativo1. La sintesi, frutto del lavoro congiunto di esperti in anatomia, ginecologia, psichiatria, pediatria, bioetica, giurisprudenza e teologia, è stata illustrata al pubblico martedì 3 febbraio 2015 in Facoltà Teologica in un incontro intitolato «La vita prenatale: inizio di un viaggio».

Indagini condotte in laboratori di tutto il mondo dimostrano che la gestazione è il «momento in cui si imposta la predisposizione alla salute e alle varie malattie». In pratica, hanno spiegato Giorgio Palestro, già preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia a Torino e presidente del Centro Cattolico di Bioetica, e Clementina Peris, medico ginecologo, in questa fase «l’embrione e il feto procedono a programmare il loro futuro, avvertendo e adeguandosi all’ambiente a loro disposizione (la madre così come un “terreno di coltura”), in quel preciso momento di sviluppo, cercando di mettere in correlazione adattativa la domanda (di crescita) con l’offerta (eventualmente carente), con il fine ultimo di sopravvivere nell’immediato e nel futuro. Come se l’embrione, e a seguire il feto, assumesse che ogni condizione ambientale poco adeguata dovesse continuare anche dopo la nascita».

In particolare la condizione fisica della madre, ha proseguito Giovanni Battista Ferrero, pediatria genetista e docente all’Università di Torino, «determina in modo incontrovertibile la salute del nascituro». Di qui la necessità di promuovere la “salute procreativa” anche prima del concepimento.

Ma cosa accade allora ai generati sui “terreni di coltura” delle tecniche di fecondazione artificiale (pma)? La risposta potrebbe venire dallo studio dello stato di salute dei nati con pma, ma in Italia l’accesso ai loro dati è vietato dalla legge sulla privacy. E i dubbi persistono anche a livello internazionale, se è vero come è vero che il «British Medical Journal», tra le riviste mediche più autorevoli al mondo, il 28 gennaio 2014 pubblicava l’articolo di quattro esperti di “medicina basata sull’evidenza” titolando: «Stiamo abusando della fecondazione assistita?».

Numerose anche le ricerche che dimostrano come «il contesto del concepimento segni lo sviluppo psico-affettivo del bambino». È ormai noto tra l’altro, ha spiegato Elena Vergani, medico psichiatra, «che le conoscenze sulla propria origine (sapere chi si è e da dove si viene) partecipano alla costruzione del sentimento di identità della persona».

Eppure, ha ricordato Palestro, «a fronte dei notevolissimi progressi nella conoscenza scientifica della realtà e dei bisogni dell’essere umano nella fase prenatale fin dal concepimento, il percorso legislativo sembra orientarsi generalmente in direzione opposta al riconoscimento giuridico dei dati di conoscenza. La contrapposizione tra “libertà di scelta” e “diritto a nascere” emerge emblematicamente nelle varie legislazioni sull’aborto e sulla fecondazione artificiale e vede vincente in modo più dichiarato la prima».

Su questi temi, ha aggiunto Mariella Lombardi Ricci, docente di Bioetica, i mass media hanno un atteggiamento ondivago e passano in continuo da una concezione di feto come oggetto/materiale biologico a quella opposta di feto come persona in divenire. È auspicabile un’informazione più corretta e onesta, al fine di formare un’opinione pubblica vigile e consapevole.

«Dobbiamo chiederci», ha concluso Palestro, «che cosa significhi legittimare tutta una serie di azioni che sono essenzialmente indirizzate all’uso strumentale dell’embrione e che vanno dalla sua fecondazione in laboratorio al suo utilizzo per ottenere diversi obiettivi definiti “umanitari”, con un’etichetta che oggi appare espressione di una nuova ed emancipata cultura». È evidente che tale questione non può essere ridotta a bandiera di una parte politica o dogma di fede, ma è un dilemma profondamente antropologico che ci coinvolge tutti.
Se ne parlerà ancora sabato 28 febbraio 2015, dalle 9, all’Università pontificia salesiana di via Caboto 27 a Torino, in un incontro con giuristi, medici ed esperti di deontologia.

da «La Voce del Popolo», 8 febbraio 2015, pag. 19


Note

1 Documento integrale disponibile a questo link: 
http://www.diocesi.torino.it/diocesitorino/allegati/52956/MATERNO%20EMBR%20FET%20FINALE.pdf

«La vita prenatale: inizio di un viaggio» è uno studio che propone di presentare la vita prenatale sotto il profilo della relazionalità sia di tipo biologico e istologico-organico, sia di tipo psicologico, per avviare una riflessione circa la sensibilità e l’attenzione della cultura odierna a tale relazionalità.

I componenti del Gruppo di studio del Centro Cattolico di Bioetica dell’Arcidiocesi di Torino sono: Evita BONINO, Giurista; Clara DI MEZZA, Teologa morale e insegnante di religione; Mariella LOMBARDI RICCI, Docente di Bioetica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale – sezione di Torino; Giorgio PALESTRO, Professore ordinario emerito di Anatomia Patologica, già Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia – Università degli Studi di Torino e coordinatore del Gruppo; Clementina PERIS, Medico spec. in Ginecologia e Ostetricia, già Responsabile  di Ginecologia Endocrinologica e Terapia della Sterilità, Azienda Osp. OIRM Sant’Anna di Torino; don Mario ROSSINO, Docente di Teologia Morale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale – sezione di Torino; Elena VERGANI, Psichiatra, già Primario Servizio di Diagnosi e Cura Ospedale Molinette, Torino.

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