Si è recentemente tenuto all’interno del corso specialistico di bioetica avanzata una interessante giornata di studi volta ad esplorare il complicato ma affascinante mondo delle neuroscienze, campo di studi interdisciplinare all’interno del quale lo studio del cervello e del comportamento umano ha apportato notevoli scoperte e progressi negli ultimi anni, non solo per quanto concerne la fisiologia cerebrale, indagata in maniera sempre più precisa e approfondita grazie alle nuove tecnologie diagnostiche di neuroimaging, ma anche da un punto di vista etico e filosofico.
L’iter metodologico costruito durante la giornata di studi ha visto la partecipazione di due noti studiosi, il professor Riccardo Torta, docente di psicologia clinica presso l’Università degli studi di Torino e il professor Ferruccio Ceragioli, docente di Teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale – Sezione Parallela di Torino.
Esplorare le connessioni tra fisiologia cerebrale, comportamento umano, libertà ed etica: questo l’obiettivo, complesso ma affascinante e stimolante di questo convivio.
Dopo un’introduzione storica sugli studi sul cervello e sul rapporto mente – corpo, a partire dal papiro chirurgico egizio fino ad arrivare alle moderne tecniche diagnostiche di neuroimaging, tenuta dal moderatore Pier Leo Lupano, l’intervento del professor Torta esordisce con un interrogativo preciso: “Alla luce delle recenti scoperte neuroscientifiche, ha ancora senso parlare di distinzione tra psiche e soma?”
Oggi le neuroscienze ci hanno mostrato che la tradizionale visione dualistica di cartesiana memoria, res cogitans in contrapposizione con la res extensa, non può più essere sostenuta. Ne sono la prova i recenti studi sull’immunologia, all’interno dei quali il ruolo attivo del cervello è sempre più evidente, come anche l’approccio della medicina psicosomatica e del modello biopsicosociale, visioni che propongono un approccio olistico e integrato della persona, che tiene in considerazione non solo le dimensioni fisiologiche e psicologiche, ma anche di quelle sociali, esistenziali e spirituali.
Un approccio meramente biomedico, continua il prof. Torta, non può più essere sostenibile. Si prenda, per esempio, il dolore: quanto, in esso, concorrono le dimensioni fisiche, psichiche ma anche spirituali? E’ noto il ruolo che il cervello può avere nella gestione del dolore come anche l’influenza di altri fattori extra, come avviene nel caso delle cure palliative o della psiconcologia, all’interno delle quali il concetto di dolore totale mostra chiaramente che la dicotomia psiche e soma è superata, a favore di una visione olistica e integrata del paziente che coinvolge anche aspetti cognitivi, emozionali. sociali, esistenziali e spirituali.Il professor Torta conclude il suo intervento citando Ippocrate, il quale aveva già intuito il superamento della succitata dicotomia: Per tutto ciò, il più grande errore dei nostri giorni, nel trattamento delle malattie, è che i medici separino la mente dal corpo”.
Il secondo intervento, tenuto dal prof. Ceragioli, ha avuto come oggetto di indagine la neuroetica, disciplina di recente origine mirante ad indagare i rapporti tra le neuroscienze e l’etica, due campi nei quali è difficile tracciare confini precisi.
In primis, afferma il Ceragioli, va fatta una distinzione tra etica delle neuroscienze e neuroscienze dell’etica: la prima riguarderebbe le implicazioni etiche delle pratiche delle neuroscienze, ambito che ricade all’interno del discorso bioetica e all’applicazione dei suoi principi e dei suoi paradigmi (si veda, ad esempio, le questioni relative al potenziamento umano).
Le neuroscienze dell’etica, riguarderebbero, invece, i presupposti fisiologici dell’agire morale, lo studio delle basi e degli antecedenti neurali delle nostre decisioni etiche. In poche parole: le basi fisiologiche dell’agire morale.
Importanti concetti di natura filosofica, quali il libero arbitrio, la coscienza, le nostre capacità decisionali vengono fortemente messi in discussione se accettiamo una visione semplicemente deterministica del nostro agire. La domanda che sorge è la seguente: la fisiologia cerebrale può comprendere e dimostrare tutto, o vi è qualcosa che eccede il solo funzionamento neuronale?
L’intervento del professor Ceragioli prosegue dimostrando e spiegando agli astanti varie forme di processi decisionali, ognuno dei quali basato su un determinato modello di rapporto mente – cervello – corpo- Ciascuno di essi mostra dei limiti intrinseci che la scienza, almeno per ora, non riesce a spiegare in toto. Ciò ci porta a capire che ciò che caratterizza l’umano in quanto tale è il concetto di “complessità”, ossia una dimensione difficilmente riducibile alla semplice somma delle parti che lo compongono.
L’idea di una legge morale universale, ossia di una “morale prima della morale” soggiacente nelle nostre strutture neuronali e biologiche è sicuramente affascinante. Non si può negare che le neuroscienze abbiano apportato notevoli contributi alla comprensione del funzionamento neuronale sito dietro il nostro comportamento, ma la domanda che sorge è:”noi siamo solo quello?” O vi è una parte che eccede, non soggetta a una mera indagine scientifica e piuttosto oggetto di una riflessione filosofica?” Domanda alla quale, solo il futuro e il progresso, non solo scientifico ma anche speculativo, esistenziale filosofico, potranno darci una risposta.
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