Esiste una stretta relazione tra Bioetica e Architettura che coinvolge molte discipline architettoniche, tra le quali la Bioarchitettura e l’Urbanistica.
La Bioarchitettura ha come obiettivi principali l’ottimizzazione della qualità della vita dell’uomo e del suo benessere biologico e psicologico, attraverso l’utilizzo parsimonioso di risorse a basso impatto ambientale e con il rispetto dei luoghi, delle tradizioni e delle culture. I danni ambientali, l’altissima produzione di emissioni da combustione, il consumo del suolo e l’uso di materiali di origine petrolchimica hanno portato, dagli anni ’70 ad oggi, a una situazione ambientale disastrosa. Per questi motivi è diventato un dovere, soprattutto per le generazioni future, attivare delle buone pratiche che tengano conto della necessità di un equilibrio tra i bisogni e la sostenibilità e tra l’ambiente naturale e il costruito.
Gli obiettivi progettuali fondamentali della Bioarchitettura sono la qualità della vita, la salvaguardia dell’ecosistema e il rispetto dello spirito del sito in cui si interviene. Questi principi impongono l’uso di materie prime locali ecocompatibili e la diminuzione delle emissioni grazie all’impiego di fonti energetiche rinnovabili. Fondamentali sono stati i progetti dell’Architettura Organica che ha visto applicare il pensiero filosofico alla progettazione architettonica nel rispetto dell’ambiente naturale e nel rifiuto della sola ricerca superficiale estetica.
Esponente principale di questa corrente è stato Frank Lyod Wright (1867-1959) che sosteneva: «una casa non deve essere su una collina o su qualsiasi altra cosa. Deve essere della collina, deve appartenerle, in modo tale che collina e casa possano vivere insieme, ciascuna delle due più felice per merito dell’altra» (Martin House, Buffalo, 1903; Jason Way Building, 1936-1939; Fallingwater-casa Kaufmann, 1936-1939). Altra figura di rilievo di questa corrente è stato l’architetto americano, allievo di Wright, Bruce Goff (1904-1982), (Baviner House, 1904-1982).
In Europa la maggiore espressione di questo pensiero si ritrova nei progetti di Antoni Gaudì (1852-1929), che nelle sue opere dimostra il grande rispetto per la natura, sua principale fonte di ispirazione (Casa Batlò, 1904-1906) e di Alvar Aalto (1898-1976) che nei suoi progetti ricerca costantemente l’armonia tra edificio e paesaggio (Biblioteca di Viipuri, ex Finlandia, ora Russia).
I Villaggi Leumann di Collegno, Crespi d’Adda di Bergamo, Solvay di Bergamo
In Italia nel 1945 viene fondata l’Associazione dell’Architettura Organica a cui aderiscono Bruno Zevi, Mario Ridolfi e Pier Luigi Nervi. I principi dell’Associazione sono codificati in un documento e ribadiscono:
… 2. L’architettura organica è un’attività sociale, tecnica e artistica allo stesso tempo, diretta a creare l’ambiente per una nuova civiltà democratica. Architettura organica significa architettura per l’uomo, modellata secondo la scala umana, secondo le necessità spirituali, psicologiche e materiali dell’uomo associato. L’architettura organica è perciò l’antitesi dell’architettura monumentale… 3. Crediamo nella pianificazione urbanistica e nella libertà architettonica…
Gli stessi obiettivi dell’Architettura Organica sono riconoscibili in urbanistica, a partire dalle ricerche sulla città ideale, studiate e realizzate, alla fine del XIX secolo, da Robert Owen (1771-1858) e che costituiscono il primo piano urbanistico moderno in Europa (Letchworth Garden City, Londra). I principi fondamentali sono quelli di realizzare delle realtà urbane autonome e autosufficienti in modo da garantire una maggiore qualità della vita sia sul lavoro, sia nella vita privata.
In Italia sullo stesso modello vengono realizzati villaggi operai come Villaggio Crespi d’Adda (cotonificio, Bergamo, 1870), il Villaggio Leumann (cotonificio, Collegno, Torino, 1875), il Villaggio Solvay (Rosignano di Solvay, Livorno, 1919). Sempre in Italia merita una citazione l’Architettura Olivettiana a Ivrea che, sotto la guida Adriano Olivetti (IV ampliamento, 1934-1957), vede una costante ricerca di compatibilità tra le esigenze delle persone e dell’azienda, nell’ottica di un benessere collettivo e di un rispetto dell’ambiente. Cito a questo proposito il pensiero di Adriano Olivetti: «l’architettura ha una responsabilità di fronte all’uomo e alla natura».
Un aspetto importante da non sottovalutare nella progettazione è il tema dell’inclusione, sia per l’architettura, sia per l’urbanistica, a partire dall’abolizione delle barriere architettoniche fino alla progettazione delle Smart City che prevedono la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini, la riduzione dell’inquinamento e delle emissioni, il miglioramento dei servizi, delle infrastrutture e della sicurezza.
In ultimo non si può non nominare l’Agenda 2010 per lo sviluppo sostenibile (ONU, 2015) che nell’obiettivo 11, città e comunità sostenibili, propone di: «rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili». Coerenti con questi obiettivi sono i progetti del Bosco Verticale (Milano, Stefano Boeri Architetti, 2014), il Bosco Verticale (Torino, Torino, arch. Luciano Pia, 2014), la Città Foresta (Liuzhou Forest City, Cina, Stefano Boeri Architetti, 2015), che testimoniano il contributo architettonico alla rigenerazione dell’ambiente e della biodiversità urbana.
Bioetica, architettura e urbanistica sono quindi i pilastri per uno sviluppo sostenibile che deve soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni.
© Bioetica News Torino, Giugno 2023 - Riproduzione Vietata