Sostieni Bioetica News Torino con una donazione. Sostieni
96 mag-giu 2023
Speciale Bioetica e Arte

L’arte narrativa, strumento di conoscenza dell’altro, di sé e del mondo Nel fantastico e nella fantascienza

Il racconto mai eticamente neutro, è il primo laboratorio del giudizio morale
P. RICOEUR,  Sé come un altro, Jaca Book (Milano 1993)  

Perché Anna Karenina si uccide?  

Come ci ricorda il filosofo Ricoeur, i racconti letterari invitano a una presa di posizione personale da parte del lettore, a un interesse che suscita partecipazione e comprensione umana. La letteratura accende l’empatia, perché i personaggi provano i nostri stessi sentimenti, hanno i nostri limiti, vivono destini che percepiamo come simili ai nostri.                                
 
Luisella Battaglia, professoressa di Bioetica e di Filosofia Morale presso l’Università di Genova, riflette sul fatto che l’immaginazione narrativa è uno strumento necessario per abituarci a guardare l’altro, per avvicinarci a lui cercando di comprendere il suo mondo interiore, pur restando noi stessi, anzi costruendo meglio la nostra identità. Nello stesso tempo si accresce la capacità di interpretare il pluralismo della società in cui viviamo e di entrare in sintonia con le altrui idee, con costumi, pratiche, abitudini differenti dai nostri.

L’esplorazione di temi etici nella narrazione fantastica in L’assemblea degli animali di Filelfo e Il Visconte dimezzato di Calvino

Alcuni testi, autori o generi letterari sono particolarmente interessanti per una riflessione bioetica. Per esempio, L’assemblea degli animali di Filelfo (Einaudi 2020), pubblicato in piena pandemia, è una “testimonianza dello spirito del tempo” sotto forma di favola: è tempo cioè che gli uomini comincino a rendersi conto del disastro ecologico da loro stessi provocato.

Il libro è dedicato ad Ash, il primo koala nato dopo il grande incendio australiano, il 26 maggio 2020, dalle ceneri di milioni di animali. Dopo questa catastrofe ecologica gli animali decidono di riunirsi in assemblea in un luogo segreto. Li aspetta un compito improrogabile: trovare un sistema per salvare la Terra, casa comune di tutti gli esseri viventi, dai disastri provocati dall’uomo. Tutti sono presenti all’appello e il dibattito è lungo. Prevale la proposta del re dei topi: diffondere come avvertimento una tremenda epidemia. Ma non basta; perché la Terra sia salvata bisogna che gli uomini si riapproprino di una saggezza antica che li riporti alle loro più autentiche radici. Il misterioso autore abbraccia totalmente il punto di vista degli animali e dà loro voce, seguendo gli esempi della tradizione letteraria. Dimenticare l’interdipendenza di tutti gli esseri che popolano la Terra e credere di esserne i padroni assoluti non può che portare alla catastrofe.

Il Covid ha posto l’umanità di fronte alla sfida di riconciliarsi con la Terra e gli altri animali, per ritrovare l’Arca che l’uomo ha dentro di sé. Convive col monito ecologista un altro ammonimento più raffinato e sotterraneo: non dimenticare le parole dei sapienti che nei secoli hanno saputo intravedere l’anima del mondo.

Tra i generi letterari, il fantastico è quello forse più fecondo per una riflessione bioetica. Nei racconti fantastici, infatti, il lettore oscilla tra la spiegazione razionale e l’abbandono, o la rassegnazione, all’inspiegabile. Ciò da cui ha origine il fantastico è l’irruzione nell’esistenza quotidiana dell’ignoto e dell’inspiegabile, dello “strano”, dello straordinario, che va al di là della nostra comune esperienza e rompe l’ordine riconosciuto. Si scontrano due dimensioni, quella del mondo reale alla quale siamo abituati e quella di un’altra realtà che può essere visibile o scaturire dall’interiorità. Quello che sta leggendo è pura invenzione oppure no? La vicenda solitamente si chiude con un ritorno alla dimensione consueta ma senza che il dubbio sia stato dissipato. 

La caratteristica che non può mancare in un’opera di letteratura fantastica è l’essere perturbante.  I maestri riconosciuti sono il tedesco Franz Kafka, gli scrittori argentini Jorge Luis Borges e Julio Cortázar, gli italiani Dino Buzzati, Massimo Bontempelli e Tommaso Landolfi. Ben trentuno racconti di Pirandello sono definibili come fantastici e parte della produzione di Italo Calvino, da sempre interessato a tale genere. Pensiamo al Visconte dimezzato.  Siamo all’epoca delle guerre austro-turche del Seicento. Il visconte Medardo di Terralba, animato da entusiasmo giovanile, partecipa per la prima volta ad una battaglia. Un palla di cannone lo colpisce in pieno e lo divide a metà.

L’idea di scrivere un romanzo su un uomo le cui due parti, una cattiva e una buona, “andavano per conto suo”, venne a Calvino dal romanzo di Stevenson Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mister Hyde. Il tema fantastico del doppio, invece che nella forma dello sdoppiamento, viene sviluppato attraverso il dimezzamento, che potrebbe produrre un sentimento di orrore. L’effetto, invece, è diverso sia perché l’atmosfera fiabesca rende disponibili all’incredibile, sia grazie allo straniamento ironico. I due elogi che il Gramo ed il Buono fanno del dimezzamento, che li ha resi più consapevoli di se stessi e del mondo, sono momenti essenziali per la comprensione del significato del racconto.

Il fantastico di Calvino è uno strumento di indagine della realtà, il romanzo è una allegoria della condizione dell’uomo moderno, incompleto e nemico di se stesso perché ha perso lo stato di armonia con il mondo. Una volta tornato intero, dopo il duello finale tra le due metà, Medardo, può servirsi della esperienza delle due parti separate; è diventato più saggio e vivrà felice proprio come nelle fiabe. Il significato è che essere uomini consiste nella comprensione delle componenti contrastanti della nostra personalità. Il messaggio filosofico si presenta nei panni di una bella invenzione, che fa sorridere e meravigliare il lettore. 

L’interrogarsi sui limiti della scienza in Shelley e Dick

Non può mancare, nel rapporto tra letteratura e bioetica il Frankenstein di Mary Shelley, pubblicato nel 1818. Il sottotitolo (Il moderno Prometeo) fa riferimento al mito di Prometeo, che violò i limiti imposti all’uomo rubando il fuoco agli dei o, secondo un’altra versione, plasmando con la creta gli esseri umani e macchiandosi di hybris. La storia è nota: il dottor Victor Frankenstein studia accanitamente il modo di dare vita alla materia inanimata e a questo fine raccoglie nei cimiteri parti di cadaveri per assemblarli e creare un essere vivente. Quando vi riesce rimane sconvolto dal risultato e fugge; fugge anche la sua creatura. Nel romanzo la tematica della tracotanza si intreccia con quella della riflessione sui limiti della scienza che avvicina l’età della Shelley, caratterizzata da scoperte e innovazioni scientifiche, alla nostra.  

Nella letteratura fantascientifica, in particolare quella sociologico-catastrofica, ha un posto di primo piano Gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip Dick, edito nel 1968 e da cui ha avuto ispirazione il cult-movie Blade Runner. Dopo un terribile conflitto la Terra è stata completamente distrutta e la maggior parte dei sopravvissuti si è trasferita nelle colonie marziane. Chi è rimasto sulla Terra è esposto alle polveri radioattive, col rischio di mutazioni genetiche. Allevare un vero animale è considerato uno status-symbol. Per sopportare questa terribile situazione è a disposizione il “modulatore di umori” Penfield che permette di decidere quali sentimenti e stati d’animo provare. Per i coloni marziani sono a disposizione gli androidi, intelligentissimi replicanti umani, ai quali è vietato l’accesso sulla Terra e ai quali dà la caccia il protagonista del romanzo, Rick Deckard.

Per distinguere gli androidi dagli umani ci sono dei test: gli androidi infatti non provano nessuna forma di compassione o di empatia verso gli altri. Il romanzo è ambientato a San Francisco e narra una lunghissima giornata, nella quale Rick è tormentato dalla difficoltà di riconoscere gli androidi, sempre più simili agli esseri umani, e dagli scrupoli morali che il suo compito comporta. Ci sono infatti uomini che sono freddi e senza scrupoli e androidi che — apparentemente — sono più amorevoli degli uomini e Rick è stato incaricato di eliminare alcuni androidi particolarmente evoluti e straordinariamente simili agli umani.

Come in altre opere di fantascienza, il libro pone domande sul limite che le macchine devono o dovrebbero avere e importanti interrogativi morali. Primo tra tutti: che cosa significa essere umani? In che cosa consiste l’identità umana? Sono umani gli androidi, che assomigliano in tutto e per tutto agli uomini e che, nelle ultime versioni, riescono a provare sentimenti (o almeno a simulare di provarli)? Sono umani i colleghi di Rick, uomini pronti a tutto, cinici e senza scrupoli?  

Sono da considerarsi creature gli esseri che l’uomo ha costruito a sua immagine e somiglianza? Oppure l’uomo ha il diritto di ridurli in schiavitù? Sono umani gli uomini che si fanno controllare l’umore e i sentimenti da un modulatore elettronico?  

© Bioetica News Torino, Giugno 2023 - Riproduzione Vietata