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95 marzo-aprile 2023
Speciale Pasqua 2023

Bioetica e Arte. Vecchi d’arte: la vecchiaia, malattia o creazione?

Abstract

Sono molte le narrazioni e le immagini che contrassegnano la vecchiaia. C’è poesia in essa e c’è creazione? O si delinea e completa tutta all’interno del confinamento, del dolore dello spirito e della malattia del corpo. Attraverso la poesia di Costantino Kavafis e i versi di Franco Fortini, le parole di Vittorino Andreoli e le immagini dei lirici greci e dei poemi omerici i pensieri si legano alle immagini, le rappresentazioni all’azione dell’arte.
L’arte entra nella vecchiaia, la attraversa e svela il decadimento, il volto dell’assenza, il vuoto di senso, ma ne ribalta anche le prospettive, ne mostra l'energia e la forza. C’è attesa pensosa nell’opera di Morbelli che ritrae le anziane del Pio Alberto Trivulzio ad inizio del Novecento. E c'è richiesta di attenzione, 100 anni dopo, nei visi dell’arte pubblica di JR. L’energia creativa di artisti come Pistoletto, presente a 90 anni con tre mostre nel 2023, o dell’artista aborigena Sally Gabori, giunta all’arte oltre gli ottant’anni, attestano la scoperta e la creazione, un’estetica che guarda alla partecipazione, alla volontà di rigenerarsi e rinnovarsi.

Se ti metti in viaggio per Itaca
augurati che sia lunga la via,
piena di conoscenze e d’avventure.
Non temere Lestrigoni e Ciclopi
o Posidone incollerito:
nulla di questo troverai per via
se tieni alto il pensiero, se un’emozione
eletta ti tocca l’anima e il corpo.

ITACA, Poesie scelte di Costantino Kavafis , Crocetti Editore, 2020

viaggio e approdi

Costantino Kavafis con Itaca ritrae il senso del viaggio e dell’approdo. Al mettersi in viaggio e nel vivere il viaggio aggiunge «tienila sempre in mente, Itaca./ La tua meta è approdare là./ Ma non far fretta al tuo viaggio./ Meglio che duri molti anni;/ e che ormai vecchio attracchi all’isola». Il senso è nel percorso, fatto di soste e di incontri, di porti, di aromi e coralli, di scoperte. Un viaggio attraversato dallo stupore e dalla meraviglia. Senza Itaca il viaggio non si sarebbe svolto, l’approdo non ha nulla da svelare: «E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso./ Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso/ già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare». Itaca, la meta del viaggio di Ulisse, diventa metafora di senso, della conoscenza e della pazienza. Accogliere e assaporare esperienza perché l’importanza è nell’essenza del viaggio. Itaca è stimolo, è vento che sospinge la barca, punto della bussola a cui tendere. Richiama con un ideale sguardo al percorso finale della vita.

Invecchiare è poesia?

Invecchiare è bellezza, asserisce Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore, guardando la vecchiaia non come malattia1. Alle basi scientifiche della rigenerazione dei neuroni Andreoli accosta la riflessione sulla condizione di esistenza, sul tempo e lo spazio della vecchiaia, e suggerisce di includere un’altra prospettiva, come momento pervaso dal dare senso al presente in creatività e scoperta.

La vecchiaia emerge nelle immagini e nelle narrazioni come dolorosa e deplorevole, o vibrante di saggezza, o ancora come tappa da accogliere e accettare nel destino della vita. La lirica greca e i poemi omerici tramandano queste diverse declinazioni. È quella in umanità e saggezza del re Priamo nell’Iliade, o segnata dall’afflizione lacerante nel vecchio Laerte, sfinito dal dolore e arresosi alla nostalgia per il figlio Ulisse2. Ed è riflessa nell’orrore di Eos, la dea dell’Aurora, per l’invecchiamento dell’amato Titone e del suo allontanamento per non vedere la decadenza fisica (“Inno ad Afrodite”), o nel fastidio di Teti per il mortale marito Peleo. Isolamento, decadimento fisico e assenza di affetto sono i segni della vecchiaia percepita come peso e dolore.

All’isolamento ed al nascondimento della vecchiaia rispondono e si contrappongono i volti degli anziani ospiti di case di riposo nel progetto di arte pubblica dell’artista francese JR a Milano nel febbraio scorso, «Ora tocca a voi», installazione artistica del progetto Inside out. Due enormi collages composti da 1000 volti di anziani sono apparsi in piazza Duomo a Milano su una superficie di 700 metri quadrati. Le foto, scattate dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera, richiamavano il tema del senso di vuoto, il congedo dalla vita nel tempo sospeso del lockdown, davano voce agli anziani anche richiamando il confronto tra generazioni nell’invito monito a progettare futuro3.

la vecchiaia è uno sciallino rosso

La vecchiaia è spazio e tempo dell’attesa, disegnata in una lunga fila di sciallini rossi. Nel vasto ambiente spoglio del ricovero per anziani poveri, interrotto dall’apertura di luce della finestra, il pittore Morbelli guarda ad inizio Novecento alla vecchiaia delle donne e la àncora al rosso, al bianco e al nero4. Le donne sono assorte, sole nella moltitudine, qualcuna a capo chino, quasi assopita, altre assorte dallo sguardo incerto. Non emerge il chiacchiericcio dell’incontro, ma la gravità pensosa dell’attesa disegnata nella geometria dello spazio della refezione. Due file di tavoli con panche attraversano il grande salone della mensa femminile del Pio Albergo Trivulzio. Il bianco delle tovaglie, delle scodelle impilate e dei grembiuli delle donne fa da contrappunto al nero delle vesti e dei fazzoletti sul capo. Solo la donna in primo piano è a capo scoperto. L’imbuto per il vino avanzato, le posate e il pane completano l’affresco, composto di puntini e minute pennellate di colore, una natura morta nel tempo sospeso dell’attesa del pasto. Tra il bianco ed il nero irrompe il rosso e scuote lo spazio, colora gli sciallini che scaldano le spalle e si riflette nelle piccole bottiglie chiuse col sughero e nei bicchieri colmi di vino. Morbelli nel realizzare l’opera ed il corpus di opere su questo soggetto scrutò, abitò gli spazi del Pio Albergo Trivulzio per molto tempo. Entrare nello spirito, nella quotidianità di gesti, sensazioni, immagini è atto che compie l’artista allontanandosi dal mero ritratto di realtà. La vecchiaia è solitudine ed isolamento che avvolge il gruppo delle anziane. Il dolore non è fisico, è esclusione dalla vita, privazione di senso, di affetti, compensato dal ricordo. Il dolore è monotonia di colore, a cui l’arte restituisce visibilità, energia e anima, attraversandolo con il colore rosso. 

energia e creazione

L’arte entra nella vecchiaia, la attraversa e svela il decadimento, il volto amaro dell’assenza, il vuoto di senso, ma ne ribalta anche le prospettive. Compie novant’anni il maestro dell’Arte povera Michelangelo Pistoletto (1933) e contrassegna il traguardo di età con tre mostre, a Roma al Chiostro del Bramante, a Milano nella Sala delle cariatidi di Palazzo reale e in autunno al Castello di Rivoli5. La lunga esperienza artistica, all’insegna della capacità di rigenerarsi, è segnata nel 2003 dall’ideazione del Terzo Paradiso, la terza fase dell’umanità, che si realizza nella connessione equilibrata tra artificio e natura. Ne disegna il simbolo, una rielaborazione del segno matematico d’infinito. Tra i due cerchi contigui, i due poli opposti di natura e artificio, un terzo cerchio centrale evoca una nuova umanità ed il superamento del conflitto. Un percorso nell’interiorità e nella relazione, iniziato con “Quadri Specchianti”, lastre di acciaio inox lucidato con i quali lo spettatore è invitato ad interagire attraverso l’immagine riflessa. L’artista propone un dialogo tra presente e passato, tra consumismo-effimero e armonia-bellezza immutabile, come nell’opera “Venere degli stracci” (1967). È la riproduzione di una statua greca, metafora della memoria, nella relazione col quotidiano effimero e transitorio, rappresentato da una massa variopinta di indumenti dismessi. L’arte quale agente di incontro, aggregazione e trasformazione sociale. L’interesse e la dialettica con l‘altro da sé sono elementi caratterizzanti di un’arte aperta al dialogo e allo scambio, di un’estetica che guarda alla relazione e alla partecipazione, alla volontà di rigenerarsi e rinnovarsi.

È a forza creativa e ideativa che un’aborigena Kaiadilt australiana, Mirdidingkingathi Juwarnda Sally Gabori, giunta all’arte oltre gli ottant’anni, imprime alle proprie opere. Riconosciuta ben presto a livello internazionale, ha dipinto 2000 tele in dieci anni, sino alla sua morte. Di lei è in corso sino a maggio una mostra retrospettiva alla Triennale di Milano, inaugurata e ideata da Fondation Cartier a Parigi nel 20226. La sua pittura apparentemente astratta, vibrante di colore e di grande dimensione, in realtà evoca e contiene l’isola nativa e l’esilio che per tanto tempo strappò gli abitanti dalla propria terra, privandoli della lingua e della storia. I Kaiadilt furono gli ultimi aborigeni della Australia costiera ad entrare in contatto con i coloni europei e ne patirono esclusione, esilio e subirono il processo di assimilazione culturale, l’allontanamento dei bambini aborigeni dalle loro famiglie. Su grandi superfici Sally ha impresso i colori e delineato il senso dei legami familiari, della comunità di appartenenza, della terra e della cultura, tra memoria e presente. L’arte generativa di vita dà senso, nella vecchiaia di Sally, ad una narrazione forte della cultura e dei diritti sulla terra dei Kaiadilt.

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Mostra Mirdidingkingathi Juwarnda Sally Gabori – Allestimento 2023, © Credit: Andrea Rossetti. Per gentile concessione Triennale di Milano, riproduzione vietata
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Pat and Sally’s Country, 2011 Sally Gabori, Amanda Gabori ed Elsie Gabori Pittura polimerica sintetica su lino, 198 x 305 cm Patricia Roberts, Melbourne, Australia Foto © Simon Strong. Per gentile concessione Triennale di Milano, riproduzione vietata

All’isolamento doloroso delle esistenze e all’energia creativa che guarda al rinnovamento – antitesi di sguardi sulla vecchiaia – le parole del poeta Fortini inseriscono un altro punto di orizzonte. I versi, perentori e fragili, espressi nel libro di poesie “Composita solvantur”, pochi mesi prima della sua morte nel 1994, svelano la tensione che accomuna le esistenze solo apparentemente lontane dell’anziano che cammina nel viale e dei ragazzi mesti e delle loro verità, intime e spirituali. I destini delle generazioni si avvicendano e si legano, cos’hanno da dirsi? Sono presente e futuro nelle verità cercate e da proteggere, contenute e custodite attorno alla disillusione dei ragazzi e nei gesti del vecchio nell’autunno del viale.

Rivolgo col bastone le foglie dei viali.
Quei due ragazzi mesti scalciano una bottiglia.
Proteggete le nostre verità 7

Note

1 Vittorino Andreoli, Una certa età. Per una nuova idea della vecchiaia, ed. Solferino 2020 ; Vittorino Andreoli, lettera a un vecchio, ed. Solferino 2023

2 La figura di Priamo nel  XXIV libro dell’Iliade e quella di Laerte al termine dell’Odissea

3 https://www.museodelnovecento.org/it/dettaglio-timeline/ora-tocca-a-voi-inside-out

4  “Mi ricordo quand’ero fanciulla” di Angelo Morbelli, 1903, Olio su tela, 71×112 cm. L’opera è conservata alla Pinacoteca Fondazione C.R. Tortona  “il Divisionismo”. https://www.ildivisionismo.it/

http://www.pistoletto.it/it/home.htm ; https://www.cittadellarte.it/michelangelo-pistoletto ;

https://www.palazzorealemilano.it/mostre/la-pace-preventiva ;

https://www.chiostrodelbramante.it/post_mostra/infinity-larte-contemporanea-senza-limiti-michelangelo-pistoletto/

6 https://triennale.org/eventi/mirdidingkingathi-juwarnda-sally-gabori

https://www.fondationcartier.com/en/exhibitions/international/sally-gabori

7 «E questo è il sonno…» di Franco Fortini, in Composita solvantur, ed Einaudi 1994

© Bioetica News Torino, Aprile 2023 - Riproduzione Vietata

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