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109 Gennaio 2025
Bioetica News Torino

Doughnut Economy: una chance per il nostro futuro

In breve

L'articolo indaga il ruolo del diritto e delle politiche pubbliche nel promuovere uno sviluppo economico maggiormente sostenibile e inclusivo. Partendo dalle osservazioni del Presidente Mattarella sulle disuguaglianze economiche, si esaminano le iniziative legislative italiane volte a incentivare le pratiche sostenibili. Si sostiene che, al netto delle singole iniziative, sia necessaria una visione olistica, come quella proposta dal modello della "Doughnut Economics" teorizzato da Kate Raworth, che permette di affrontare le sfide globali in modo efficace e sistemico.

Il 31 dicembre di ogni anno ci ritroviamo dinanzi al televisore per ascoltare le parole del Presidente della Repubblica.

Negli anni, i discorsi presidenziali hanno sempre rappresentato una fotografia autorevole e puntuale della situazione del nostro Paese nonché una chiamata all’impegno concreto. E il discorso di quest’anno non fa eccezione. 

Tra i vari aspetti, quello che ritengo sia opportuno approfondire da un punto di vista bioetico è quello che riguarda l’economia o, meglio, lo sviluppo economico. Si riportano, qui di seguito, alcuni dei passaggi maggiormente significativi.

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Faglie profonde attraversano le nostre società.

La realtà che viviamo ci presenta contraddizioni che generano smarrimento, sgomento, talvolta senso di impotenza.

A livello globale aumenta in modo esponenziale la ricchezza di pochissimi mentre si espande la povertà di tanti.

[…]

Luci e ombre riguardano anche la nostra Italia.

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I dati dell’occupazione sono incoraggianti. Resistono tuttavia aree di precarietà, di salari bassi, di lavoratori in cassa integrazione.

L’export italiano registra dati positivi, e così il turismo. Segno che il Paese esercita una forza di attrazione, che va anche al di là delle sue bellezze naturali, delle sue città d’arte, della sua cultura.

Con questo aspetto confortante stride il fenomeno dei giovani che vanno a lavorare all’estero perché non trovano alternative, spesso dopo essersi laureati.

[…]

Colmare queste distanze. Assicurare una effettiva pienezza di diritti è il nostro compito.

L’economia italiana, così come quella mondiale, presenta sperequazioni che risultano sempre più evidenti. 

Si pensi alle big companies che si arricchiscono e che distribuiscono ricchi dividendi mentre gli operai perdono il lavoro e le fasce più deboli della popolazione vivono in condizioni di disavanzo assoluto (anche se gli esempi che si potrebbero portare, purtroppo, sono innumerevoli).

Il Presidente Mattarella ci ha ricordato che siamo tutti chiamati ad impegnarci per «assicurare un’effettiva pienezza dei diritti».

A questo punto, però, volendo essere concreti ci si potrebbe domandare se e come sia possibile lavorare a uno sviluppo economico che ponga al centro la persona. Uno sviluppo economico che potremmo definire «bioeticamente orientato».

A questo proposito, il diritto si è lungamente interrogato al fine di costruire un impianto istituzionale che promuova uno sviluppo economico sostenibile.

A livello nazionale, per fare alcuni esempi, il legislatore ha previsto una regolamentazione ad hoc con la finalità di incentivare: le imprese sociali; lo sviluppo dell’agricoltura biologica; lo sviluppo del turismo sostenibile (politiche di contrasto all’overbooking); la produzione di energia da fonti rinnovabili; l’economia circolare; la finanza sostenibile e gli investimenti responsabili; etc.

Questi sono alcuni esempi concreti di come il diritto può intervenire al fine di creare i presupposti per uno sviluppo sostenibile.

Però, quello che risulta evidente è che si tratti di interventi puntuali. Lodevoli, ma che presentano il vulnus intrinseco di non valutare in maniera olistica il quadro di insieme.

Ben venga che una singola azienda reinvesta i suoi utili a favore della collettività, ben venga che nell’immaginare il futuro dell’agricoltura e del turismo si tenga conto dell’ambiente, ben venga che vi siano esempi di economia e di finanza ove vi è un’attenzione alla persona…

Però, se ci si pone l’obiettivo di produrre effetti non solo sul micro ma anche sul macrosistema serve rivoluzionare in toto il modello di sviluppo economico per come lo abbiamo inteso finora. Bisogna affermare un modello di sviluppo che si ponga l’obiettivo primario di ridurre le sperequazioni. 

Anche in questo ambito è valido l’adagio latino in medio stat virtus. Ma come si può applicare questa massima al fine di creare un sistema economico concreto?

Al suddetto quesito ha magistralmente risposto l’economista oxfordiana Kate Raworth, la quale ha pubblicato il libro: Doughnut Economics: Seven Ways to Think Like a 21st-Century Economist.

In questo libro, la Raworth ridefinisce il concetto di crescita economica entro un’ottica di sostenibilità e giustizia sociale.

Questa teoria si basa sulla convinzione che l’economia non debba avere come obiettivo ultimo la crescita infinita, bensì debba tendere al raggiungimento di un equilibrio che rispetti sia le necessità fondamentali delle persone sia i «limiti» del nostro pianeta. 

La Raworth utilizza l’immagine evocativa di una ciambella (doughnut).

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La ciambella «delimita» tre aree. Una interna alla ciambella, la ciambella stessa, una esterna alla ciambella.

La parte interna alla ciambella rappresenta l’area in cui nessuna persona dovrebbe trovarsi, ovverosia una condizione di povertà estrema, caratterizzata dalla mancanza di accesso ai servizi fondamentali tra cui: l’istruzione; la sanità; la sicurezza pubblica; etc

La parte esterna (quella al di fuori della ciambella), invece, rappresenta i «limiti ecologici» che l’umanità, nella ricerca del suo benessere, non dovrebbe oltrepassare. Infatti, valicare il limite rappresentato dalla ciambella significa, ad esempio: perdita di biodiversità; inquinamento; depauperamento eccessivo delle risorse naturali; etc

Il cuore del modello doughnut è l’idea che le politiche economiche dovrebbero muoversi tutte all’interno della ciambella. Infatti, la ciambella rappresenta un’area sicura e giusta per tutti.

Il modello sviluppato da Raworth sottolinea l’importanza di garantire, da un lato, il pieno riconoscimento e la tutela effettiva dei diritti umani fondamentali per ogni individuo, e, dall’altro, di rispettare i limiti ecologici del pianeta.

E, su questo, siamo tutti interpellati in prima persona. 

Siamo tutti chiamati ad assumere la consapevolezza che la crescita economica infinita non è un quid di sostenibile.

Il tentativo di rincorrere una crescita infinita ha causato: sperequazioni; enormi squilibri tra ricchi e poveri; danni irreparabili all’ambiente; etc.

La teoria della Doughnut Economics propone una visione tanto alternativa quanto realizzabile. L’obiettivo ultimo dev’essere quello di costruire un benessere equo e sostenibile, che soddisfi le necessità umane di tutti senza compromettere la salute del pianeta.

Il modello teorizzato dalla Raworth ci invita a ripensare le politiche economiche in modo tale che le persone possano vivere in modo dignitoso, rispettando i «confini ecologici» necessari per la sopravvivenza dell’ecosistema globale.

La Raworth ha realizzato un modello economico che, tra le altre cose, risponde ai dettami del personalismo ontologicamente fondato. 

Uno dei punti di forza di questo modello è la realizzabilità. La Doughnut Economics non è mera utopia (a differenza di altre teorie economiche almeno in parte simili come, ad esempio, quella della c.d. «decrescita felice»), ma un qualcosa che si può, o meglio, si deve iniziare a costruire. 

Il mondo non si salverà da solo. Saranno gli uomini di buona volontà che potranno salvarlo.

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