Le narrazioni hanno accompagnato la storia dell’umanità. Oralmente le tradizioni, gli usi e i costumi si sono tramandati di padre in figlio ed in tal modo il sapere, l’esperienza, i modi di vivere sono passati attraverso racconti alle generazioni successive. Inoltre i graffiti, i disegni rupestri, intesi come segni e simboli hanno rappresentato anch’essi uno strumento per trasmettere dei valori.
Con la nascita della scrittura la capacità di comunicare e condividere i vissuti ha subìto un’ulteriore e significativa accelerazione.
Da sempre l’uomo racconta se stesso e da un secolo all’altro le storie di tutti hanno contribuito a scrivere la Storia. Analoghe vicende hanno riguardato anche la medicina. L’ethos ippocratico era infatti fondato sul rapporto medico-paziente, su una relazione, dapprima autenticamente umana e poi squisitamente professionale.
La deriva ipertecnologica di matrice cartesiana ed illuministica della modernità è purtroppo sfociata, se non in una negazione, in un ridimensionamento dell’humus umanistico, privilegiando le evidenze scientifiche, i protocolli, le linee guida, il consenso informato. Tale risultato inevitabile e, per certi versi, apprezzabile e positivo, ha però generato un progressivo distacco del medico dal paziente. L’insoddisfazione sotto svariate forme si è rivelata essere reciproca. Il medico da un lato quasi impedito di svolgere la sua missione, sommerso da un mare di burocrazia e di incombenze giuridiche e con un rischio elevato di burn-out. Dall’altro il malato, smarrito e angosciato in un sistema socio-sanitario anonimo e spersonalizzante.
Da tali premesse è nata la medicina narrativa, una medicina nuova ma dal sapore antico, che riprende un modo di esercitare l’arte medica rifondando il rapporto su una storia, quella del paziente, il quale nel momento in cui entra nella fase acuta della malattia, entra inevitabilmente in una crisi esistenziale. Nasce così l’esigenza di raccontarsi, di parlare di sé, dei problemi e delle preoccupazioni, di un’esistenza resa più fragile dall’evento malattia e che richiede qualcuno che abbia competenze e tempo da dedicare al suo ascolto.
La medicina narrativa si fonda su questi presupposti, sulla capacità di dialogo, virtù rara e preziosa, che ancora oggi rappresenta la “via maestra”. Sono trascorsi alcuni anni da quando Rita Charon ha aperto la strada. Da allora molto è cambiato nella nostra società ed anche in sanità.
Ultima pubblicazione di particolare rilievo è quella curata da Massimiliano Marinelli, docente della materia, il quale ha raccolto in un ricco e articolato dizionario le ultime suggestioni su questa tematica di così grande attualità. Una lettura affascinante ed esaustiva, un viaggio attraverso le parole chiave per comprendere sempre di più le dinamiche umane, in salute ed in malattia.
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