Presentazione del volume Il nuovo principio persona di Vittorio Possenti
È questo un volume che segnaliamo volentieri all’attenzione di quanti sono interessati a esplorare in profondità le ragioni di una bioetica attenta alla persona umana e alla sua dignità: come nota l’Autore, il personalismo non regge a lungo senza una riflessione adeguata sulla persona, la cui nozione (e realtà) «non è propriamente morale e/o valutativa, ma ontologica» (p. 17).
Il titolo riprende, con una lieve modifica, quello di un precedente volume di Possenti (2006: Il principio persona), di cui l’attuale costituisce un’edizione rinnovata, con ampliamenti e integrazioni che arricchiscono il volume senza ingrandirlo a dismisura. Il riferimento al «principio» – che riecheggia i noti contributi di Hans Jonas (Il principio responsabilità) e di Ernst Bloch (Il principio speranza) – si salda con la consapevolezza che il «ritrarre le cose verso il principio è operazione necessaria quando tutto si confonde» (p. 18) e che «il ̀’principio persona’ costituisce la base e l’ispirazione per una rivoluzione permanente nel pensiero e nella vita, uno dei pochi fattori capaci di nutrire l’azione» (p. 13).
Il volume è costituito da nove densi capitoli, articolati in tre parti. La prima di queste è dedicata alla Metafisica della persona, mentre le due successive, muovendo dalla feconda idea di persona, sviluppano alcuni Problemi del tempo presente e, in particolare, questioni attinenti l’ambito della bioetica (parte II) e della politica (parte III).
È possibile che lettori interessati a esplorare concrete questioni bioetiche e politiche possano rimanere sorpresi per l’attenzione prestata da Possenti agli aspetti ontologici dell’esser-persona; nondimeno, un adeguato approfondimento in questa direzione riesce imprescindibile vuoi per fare bioetica, vuoi per orientare l’azione politica.
Come osserva l’Autore, «il valore che attribuiamo alle persone dipende fondamentalmente dal loro status ontologico, da cui in modo necessario procede la loro dignità, che è un ‘dopo’ non un ‘prima’» (p. 17). Chiara è la denuncia del velamento cui è andata incontro nella modernità l’ontologia metafisica della persona, che l’enfasi sul suo valore assiologico non è in grado di bilanciare:«La riscoperta della persona risulta impossibile finché si permane nella sfera del soggetto autocentrato che fa perno solo su se stesso e rende tutto il resto oggetto» (p. 17). La ripresa dei nuclei centrali dell’esser-persona si rende urgente anche per far fronte all’attuale nichilismo antropologico, che decostruisce con tutti i mezzi l’essere umano, sino a dissolvere la frontiera tra uomo e animale: il volgersi al «principio persona» si fa riflessione attenta alla differenza e all’eccedenza umana nel mondo dei viventi.
V. Possenti
Nella sua esplorazione Possenti procede consapevole che la persona è ultimamente «eccedenza e ulteriorità mai completamente catturabile» (p. 18), per cui «non si dà un unico linguaggio su di essa, per quanto quello metafisico sia imprescindibile e capace di andare alle radici» (ivi). Aduso a riflettere criticamente sulla natura del conoscere, l’Autore non ignora la specificità e i limiti dell’approccio scientifico al mondo umano rispetto a quello ontologico-metafisico; per questo non ha remore nel segnalare che, non di rado, è dato di assistere a un fattuale passaggio dal riduzionismo metodologico delle scienze (più che legittimo per esplorare la complessità del reale) al riduzionismo gnoseologico (= solo la scienza conosce), sovente abbinato a un riduzionismo contenutistico se non, addirittura, ontologico (= esiste solo quanto è riconducibile al mondo esperibile).
In questi difficili campi – è l’auspicio di Possenti – occorrerà suonare su due tastiere differenti: i filosofi, almeno come dilettanti, sulla tastiera scientifica, e gli addetti alla scienza, forse anch’essi come dilettanti, su quella filosofica (p. 119).
La parte sulla Metafisica della persona è articolata in tre capitoli, intitolati rispettivamente: «La persona nella dottrina dell’essere» (cap. I), «Esistenza e persona: sei riflessioni» (cap. II) e «Anima, mente, corpo e immortalità. La sfida del naturalismo» (cap. III). Tra questi capitoli, tutti di notevole interesse, il terzo è del tutto nuovo rispetto alla precedente edizione del volume, e mette a tema una questione – quella dell’anima – quasi scomparsa dal pensiero contemporaneo sotto la pressione dirompente del materialismo, del positivismo e del darwinismo. Di fatto, «l’oblio dell’anima avvia la ricerca solo sul nesso mente-corpo, come mostra l’enorme letteratura sul mind-body problem.
Tuttavia la domanda sull’anima eccede, e di molto, tale questione e quella del cervello. La mente è sorgente di intendimento cognitivo, non ancora di vita come invece l’anima. La mente è un’attività cognitiva dell’anima, ma non è l’anima» (p. 130). Un recupero di tale questione s’impone, anche perché non è possibile trattare adeguatamente della persona lasciando completamente da parte il problema dell’anima, «forma» del corpo; ma un tale recupero riesce di tutto rilievo anche «per il miglior intendimento delle neuroscienze e per lo studio delle basi neurali dell’etica e delle decisioni morali (neuroetica)» (p. 139).
A talune ricadute del «principio persona» in bioetica è dedicata la seconda parte del volume. Possenti considera «Alcune questioni bioetiche» di tipo fondativo (cap. IV), nonché il tema dell’«Ontogenesi: embrione e persona» (cap. V) e alcune domande circa il «Cambiare la natura umana con le (bio)tecnologie» (cap. VI). Già dalla titolazione adottata si può intravedere che pure in questi capitoli il filo conduttore del discorso non è l’etica, ma l’ontologia, e questo perché è dalla risultanza di questo tipo di indagine che vengono a emergere strutture ontologiche che veicolano connotazioni di valore e integrità, da richiedere o porre doveri alla nostra libertà.
Di tutto rilievo riesce questo tipo di approccio nella questione dell’embrione umano (cap. V), in cui emerge in tutta la sua forza la domanda sulla persona. Pur assegnando rilievo alla ricerca degli indizi che possano segnalare la presenza della persona, Possenti
non ritiene che l’esser persona o il divenirlo siano accertabili solo funzionalmente o empiricamente (…), ma che siano argomentabili razionalmente entro una concezione dell’essere e dei suoi diversi gradi, capace di apprendere nella misura massima possibile dalle scoperte della scienza, non limitandosi però solo ad esse, piuttosto integrandole e interpretandole (p. 192).
Su questa base, l’Autore procede a un’attenta disanima della questione nei suoi aspetti biologici e ontologici, approdando all’attribuzione dello statuto di persona all’embrione umano: è questa una conclusione basata sull’«equiestensionalità fra i concetti di individuo umano e di persona umana», una conclusione che gode del grado di certezza che è proprio del sapere filosofico (pp. 202ss).
La fecondità del «principio persona» nell’ambito politico emerge nella terza parte del volume, in cui Possenti sviluppa i seguenti temi: «Pensiero personalistico e abolizione della guerra» (cap. VII); «Fondamenti personalisti della democrazia» (cap. VIII); «Democrazia, antropologia e biopolitica» (cap. IX). Rispetto alla prima edizione, l’ultimo capitolo si pone come una novità, sollecitata dal crescente peso che le questioni antropologiche esercitano nella politica e nelle democrazie contemporanee e, insieme, dalla persuasione che occorra tentare la via antropologica per rinnovare la democrazia e l’ideale democratico.
Secondo Possenti, «rinnovare la democrazia significa oggi cercare di realizzarne una terza forma dopo le due sue maggiori incarnazioni del passato», quella della polis greca, che nasce con l’avvento del bene comune, e quella liberale moderna, che si articola intorno alla scoperta dei diritti individuali. L’esigenza di questa terza forma di democrazia sorge dalla costatazione dell’attuale deriva della democrazia liberale che, a partire dagli anni ‘60, ha prevalso largamente sulla democrazia del bene comune: la neutralizzazione pubblica di questioni etiche e antropologiche sostanziali si salda con l’egemonia del neocontrattualismo e con l’ipertrofia di un io che rivendica come diritti richieste che, in realtà, risultano mere pretese:
Quella che occorre (re)inventare, è una democrazia capace di riscoprire la radice cristiana che unisce persona e bene comune, e la radice greca e romana del repubblicanesimo delle virtù civili che si uniscono nell’umanesimo civico della vita buona (p. 328).
Per quanto impegnativa, la lettura de Il nuovo principio persona riuscirà sicuramente proficua: in questo volume, infatti, si riflette la maturità del pensiero filosofico di un docente universitario che, muovendo dal realismo conoscitivo, ha prodotto una trentina di volumi e varie centinaia di saggi che interessano gli ambiti dell’ontologia, dell’etica e del pensiero politico.
Il nuovo principio di persona
Armando Editore, Roma 2013, pp. 352
€ 24,00 (cartaceo), € 13,00 (ebook)
© Bioetica News Torino, Luglio 2013 - Riproduzione Vietata