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85 Febbraio 2022
Bioetica News Torino Verso un'ecologia integrale e dossier obbligo vaccinale Covid-19

Sia pace in Ucraina, no alla guerra ovunque

Iniziate questa mattina le trattative di pace nel confine bielorusso -ucraino tra le due delegazioni russa e ucraina. In agenda c’è il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe militari russe dall’Ucraina.

L’Unione Europea e la Nato attendono l’esito dopo le dure sanzioni finanziarie imposte contro Putin e la Federazione russa.

Un lacerante e straziante urlo è stato gridato per esprimere un solidale stare accanto alla popolazione ucraina nelle migliaia di manifestazioni pacifiche nelle piazze delle città italiane e del mondo, in cui la popolazione locale, di ogni età, portando anche i bambini, si sono uniti in fratellanza con residenti ucraini e russi, per fermare lo scempio sanguinante della guerra, dell’attacco delle forze militari russe che hanno invaso il paese con un dispiegamento di forze tali che vuol mostrare, attraverso quella stessa potenza bellica, forse la rievocazione nostalgica di un “impero russo”, decisamente in contrasto con i valori e la cultura che ogni popolo necessita per svilupparsi, le cui fondamenta poggiano sulla pace.

Persone ucraine, di mezza età ed anziane, che sono pronte a lasciare l’Italia dopo avervi vissuto per una decina e più anni per andare a portare soccorso al loro paese, “quella che è la loro patria”, hanno riferito.

Giovani generazioni dicono no a questa e ad ogni guerra, considerata senza alcun significato in un mondo abitato dall’intrecciarsi di relazioni umane di diverse culture a livello globale – e lo dimostrano in questi quattro giorni di conflitto le tante testimonianze di preoccupazione e dolore da parte dei parenti ucraini residenti in Italia e altrove; una guerra che porta solo distruzione umana, del loro futuro e dell’umanità. Ogni guerra accelera l’impatto di devastazione dell’ambiente e dell’intero pianeta i cui effetti dei cambiamenti climatici in corso, molti dei quali a causa dell’uomo, abbiamo già avuto modo di vedere fra siccità prolungate, incendi e stagioni climatiche impazzite. Che ne sarà se si useranno armi nucleari?

Mai come prima d’ora si è assistito all’evolversi di un conflitto, “in diretta”, aggiornato ogni decina di minuti dai media dell’informazione nazionale e internazionale, descrivendo una guerra in corso, lasciando sgomenti per quanto sta accadendo: l’occupazione armata improvvisa di un Paese, in Europa, che infierisce anche sulla popolazione civile colpendo non solo obiettivi strategici militari, come il gasdotto, l’oleodotto, la scuola. Tra le vittime del conflitto vi sono purtroppo anche bambini. Bambini feriti e uccisi da un’esplosione, bambini malati di tumore la cui vita è messa ancora di più a dura prova con la guerra costretti a nascondersi nei rifugi, ad un appello di solidarietà per essere trasportati e curati altrove.

Una guerra che porta a interminabili file chilometriche a piedi verso la Polonia e la Moldavia migliaia di mamme con bambini piccoli in braccio con un peluche e più grandi accanto a loro, con passeggini, e anziani, perché gli altri, fidanzati, mariti, figli, dai 18 ai 60 anni, arruolati, rimangono a difendere il paese insieme alla popolazione rimasta. Stremati dalla fame, dal freddo, dalle preoccupazioni per chi lasciano ad affrontare la guerra, consapevoli che forse non potranno più rivederli, quell’ultimo abbraccio può essere un’addio, improvviso e non desiderato, sono decisi ad andare avanti, nonostante tutto, nella speranza che si possa presto far ritorno a casa, trascinando per chilometri e chilometri un trolley, un sacchetto di plastica pieno, il telefonino tra le mani per gli aggiornamenti sulla situazione e per i contatti con i familiari – per tutto il tempo della ricarica – , che è tutto quello che gli è rimasto.

Nella stessa direzione vanno coloro che fuggono in auto, partiti dalle regioni più lontane, fino a quando c’è ancora benzina o diesel, incolonnati a passo d’uomo, o costretti a lasciare parcheggiata l’auto tra l’interminabile fila e incamminarsi anche per decine e decine di km a piedi prima di arrivare al confine per i doverosi accertamenti. Treni che traboccano di folla umana animati dalla speranza, capaci, soprattutto i bambini, di pochi anni o mesi, di sopportare lunghe ore. Ad accogliere quelle migliaia di persone in fuga, nei pressi del confine, ci sono i volontari che si sono ben organizzati e i locali ucraini sono disposti a portarli gratuitamente ovunque desiderano.

Chi non ce l’ha fatta a fuggire o ha deciso di rimanervi la vita scorre nell’incubo delle sirene del coprifuoco. In una capitale surreale, deserta, stipati frettolosamente nei rifugi dei vecchi bunker o in metropolitana si trovano bambini seduti impauriti, mamme e anziani provati, stanchi, con le lacrime agli occhi, in preghiera, in attesa di poter, dopo la fine del coprifuoco, risalire da quegli anfratti scuri, poco spaziosi, per far ritorno alle loro abitazioni, se ancora ci sono, a provvedere per il cibo, per vedere se nel cielo si innalzano fumi di altri siti, di altre case distrutte e se i russi sono riusciti ad entrarvi.

Abbiamo visto il coraggio di un uomo dinanzi alla colonna dei carri armati russi, un gruppo della popolazione a mettersi dinanzi ai carri armati, a rischio della propria vita per tutti, una donna che chiede ad un soldato russo il perché della guerra.

Abbiamo visto il nascere di un seme di speranza dalla brutalità di una guerra – che è anche informatica -, la nascita di un bimbo in una metro a Kiev, mentre sopra tuonava il rombo del conflitto e dell’incursione nemica.

Una vita di cui bisogna prendersi cura, che va custodita. Ė il nascere di ogni vita umana in ogni dove che va custodita, in Ucraina quanto nella Federazione russa quanto in Siria, nello Yemen e in tutte le zone di guerra e di pace. Dall’accogliere e dal preservare da ogni male una vita piccola, innocente e indifesa siamo tutti chiamati e da ciò dipende la nostra stessa condizione umana in una società rinnovata sul cammino di un bene comune attraverso il dialogo.

Appena terminato l’Angelus, domenica 27 febbraio, Papa Francesco ha detto chiaramente che «chi fa la guerra dimentica l’umanità. La guerra non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini… Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari e che vanno accolti».

Nella piena condivisione di quanto pronunciato dal Papa che ha proseguito dicendo «ripeto: tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza. Perché chi ama la pace, come recita la Costituzione Italiana, «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (Art. 11)». E scongiuriamo che non vi sia uso di una guerra sofisticata nucleare che porterebbe alla distruzione umana e dell’ambiente con gravissime ripercussioni per generazioni in cui nessuno ne uscirebbe vincitore.

Papa Francesco ha rivolto a tutti, credenti e non, ad una supplica corale per la pace. Mercoledì 2 marzo, giorno in cui ha inizio il periodo quaresimale di penitenenza, di conversione, della preghiera e del ritorno a Dio Padre, il mercoledì delle Ceneri, in particolare per i credenti, invita a una giornata di digiuno e preghiera, «La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra».


La luna di Kiev
Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Einaudi 1960

Chissà se la luna
di Kiev
è bella
come la luna di Roma,
chissà se è la stessa
o soltanto sua sorella…

“Ma son sempre quella!
– la luna protesta –
non sono mica
un berretto da notte
sulla tua testa!

Viaggiando quassù
faccio lume a tutti quanti,
dall’India al Perù,
dal Tevere al Mar Morto,
e i miei raggi viaggiano
senza passaporto.

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85 Febbraio 2022 Verso un'ecologia integrale e dossier obbligo vaccinale Covid-19
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