L’aborto è da sempre un tema divisivo in grado di suscitare diatribe e contrapporre opinioni e schieramenti. Le polemiche suscitate in questi giorni dalla notizia nella quale si comunica che presso l’Ospedale ostetrico-ginecologico «Sant’Anna» di Torino è nata una “stanza per l’ascolto” confermano questa tendenza. Occorre, per onestà intellettuale e morale fare chiarezza oltre gli steccati delle ideologie.
La convenzione firmata tra la Città della Salute e della Scienza di Torino e la Federazione regionale del Movimento per la Vita/Centro di Aiuto alla Vita di Rivoli, ha lo scopo di predisporre una sala presso l’Ospedale Sant’Anna dove le donne che hanno difficoltà a portare avanti una gravidanza possono essere accolte, ascoltate e sostenute con aiuti concreti di carattere psicologico e materiale.
L’assessore regionale alle Politiche sociali, Maurizio Marrone, ha caldamente favorito l’iniziativa in ottemperanza alla legge 194/78 che nel secondo articolo dichiara: «I consultori familiari istituiti dalla legge 29 luglio 1975, n. 405, fermo restando quanto stabilito dalla stessa legge, assistono la donna in stato di gravidanza:
a) informandola sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio;
b) informandola sulle modalità idonee a ottenere il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a tutela della gestante; c) attuando direttamente o proponendo all’ente locale competente o alle strutture sociali operanti nel territorio speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino inadeguati i normali interventi di cui alla lettera a); d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza».
Le polemiche innescate da alcuni esponenti politici sono quindi del tutto pretestuose. La possibilità di avere in ospedale la presenza del Movimento per la Vita non è «delirio oscurantista contro le donne, la loro dignità, la loro libertà, il loro diritto di autodeterminazione» come avrebbe asserito Chiara Appendino deputata del Movimento 5 stelle e già sindaco di Torino. È invece un dovere sociale che un ospedale come il Sant’Anna, dove si effettua la metà degli aborti della Regione (2.246 nel 2022, 1 ogni 3 nati), non può esimersi di avere.
Al Mauriziano da anni è stata firmata una simile convenzione senza che sia stato violato il percorso delle donne che hanno deciso di abortire. È pertanto ingiustificato il diktat del dottor Silvio Viale, ginecologo del Sant’Anna che, da quanto si legge sui giornali, ha asserito: «Non ci sarà nessuna stanza del Movimento per la Vita lungo il percorso delle donne che decidono di abortire per qualunque ragione prima e dopo i 90 giorni, le prenotazioni si continueranno a dare di persona al Day Hospital».
Se le prenotazioni si continueranno a dare, in ossequio all’intera applicazione della legge 194, deve essere anche garantita la possibilità di venire incontro alle donne desiderose di essere aiutate a portare avanti la gravidanza, nonostante le difficoltà economiche e sociali che incontrano.
Le leggi nel momento in cui sono promulgate devono essere applicate nella loro interezza e non manipolate e strumentalizzate. Ciò rende grande uno stato di diritto ed una democrazia consolidata.
© Bioetica News Torino, Agosto 2023 - Riproduzione Vietata