Intervento del Prof. Giorgio Palestro al Convegno Sviluppo sostenibile e ” green economy”: tra luci e ombre, tenutosi on line il 17 settembre 2022, organizzato dal Centro Cattolico di Bioetica – Arcidiocesi di Torino (per gentile concessione del Centro Cattolico di Bioetica, video a cura di P. Pena – riproduzione riservata)
Il tema della green economy, pur essendo sempre di grande attualità, non è tuttavia un tema recente. Infatti, idea di un’economia verde, come immagine metaforica, nasce nel 2006 da una proposta del “Rapporto Stern” (sull’economia dei cambiamenti climatici, scritto dall’economista Nicholas Stern). Si tratta di un’analisi economica che prende in considerazione l’impatto ambientale e macroeconomico prodotti dai recenti cambiamenti del clima con effetti negativi sul Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale.
Gli aspetti culturali e quelli dei meccanismi tecnici che caratterizzano il tema della “green economy” sono tuttora piuttosto reconditi e poco conosciuti.
Di fronte a questa novità, di cui si parla sempre più spesso, resta quindi frequente la domanda: che cosa si intende per questo nuovo modello economico.
Una risposta ce la offre il dizionario Treccani che definisce la “green economy” come:
«Un modello teorico di sviluppo economico che prende in considerazione l’attività produttiva valutandone sia i benefici derivanti dalla crescita, sia l’impatto ambientale provocato dall’attività di trasformazione delle materie prime».
In sostanza, si tratta di un modello teorico di sviluppo economico che oltre a produrre benefici economici (espressi dall’aumento del PIL), prende in considerazione anche l’impatto ambientale, con i relativi danni che possono derivare dalla trasformazione delle materie prime, inclusa la loro estrazione, fino al loro trasporto e trasformazione in energia che la formazione dei prodotti finiti produce, nonché i danni che il loro smaltimento produce all’ambiente. Inoltre, e in particolare, questo modello economico mira a ridurre l’inquinamento riducendo le emissioni di CO2, salvaguardando dunque l’ecosistema che si riflette anche sulla conservazione della biodiversità.
Le analisi sullo sfruttamento attuale delle risorse rinnovabili del pianeta indicano l’esistenza di un consumo mondiale annuale superiore alle capacità del pianeta stesso di rinnovarsi con conseguente riduzione delle scorte disponibili. Con la “green economy” si intende quindi sviluppare un meccanismo virtuoso che consenta di utilizzare al meglio le risorse allo scopo di potenziare la produzione e quindi la crescita del PIL. Pertanto, la realizzazione di un meccanismo che consenta di ottenere tali risultati senza creare conseguenze distruttive sulla natura fa di questo meccanismo un modello sostenibile.
Che cosa si voglia intendere per economia sostenibile lo esplicita l’economista e sociologo Jeremy Rifkin affermando che:
«L’obiettivo di un’economia globale sostenibile è la continua riproduzione di un’elevata qualità della vita, ottenuta adeguando la produzione e il consumo alla capacità della natura di riciclare le scorie e rigenerare le risorse».
Il concetto di sostenibilità – come sostiene il giurista Giovanni De Angelis – è sostanzialmente associato all’integrazione fra gli aspetti ambientali, sociali, economici, finanziari e culturali. In questa visione, il consumo incontrollato delle materie prime determina un impoverimento e, dunque, un danno economico a causa del costo più elevato delle risorse, e in questo senso ecco che il rispetto dell’ambiente diventa un elemento di crescita economica e quindi anche di incremento delle attività lavorative con conseguente aumento dei posti di lavoro. Questo si verifica soprattutto in alcuni settori come l’agricoltura, il riciclo delle scorie, la produzione delle energie rinnovabili…
La realizzazione di questo programma richiede però un profondo adattamento della società, soprattutto nell’ambito delle imprese le quali devono sviluppare una “responsabilità di impresa“, nel senso che si impone l’utilizzo di tecnologie e di strumenti che incidano il meno possibile sulle caratteristiche dell’ambiente.
Nel 2015, da parte dei 193 Paesi membri dell’ONU prende vita un’iniziativa importante, come ricorda la filologa Chiara Ridolfi, esperta sugli effetti delle diverse attività lavorative sull’impatto nell’ambiente. L’iniziativa – afferma la dottoressa Ridolfi (Cos’è la Green economy? Definizione e funzionamento) ― consiste nell’aver «dato vita a 17 obiettivi di sviluppo sostenibile: […] obiettivi che mirano ad avere un pianeta con meno diversità, cercando di avere città sostenibili, un migliore sfruttamento del suolo, dell’acqua e un consumo responsabile delle risorse».
Va sottolineato che in seguito alla crisi economica mondiale, iniziata nel 2008, caratterizzata dall’aumento dei prezzi del petrolio con la conseguente recessione economica (causata anche dalla crisi dei mutui sub-prime negli USA) e conseguenti aumenti dei costi di molti alimenti con riduzione dei consumi voluttuari, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP — United Nations Environment Program), il 22 ottobre 2008, chiese di stabilire un «accordo globale verde» (Global Green Deal) per incoraggiare i governi a intraprendere una trasformazione graduale verso un’economia più verde cioè ecologica.
Ovviamente, una tale visione presuppone l’istituzione di regole economiche, legislative, tecnologiche, nonché di una educazione pubblica rivolta al risparmio dell’energia, delle risorse naturali, come acqua, alimenti, metalli, alla riduzione della produzione dei rifiuti ecc., in favore di un aumento dell’efficienza energetica e di produzione che riduca la dipendenza dall’estero.
Inoltre, l’abbattimento della produzione di gas serra e dell’inquinamento globale, a cominciare da quello locale, consente di realizzare i cardini di quella che sarebbe un’economia sostenibile su scala globale e duratura utilizzando risorse rinnovabili come l’utilizzo degli scarti delle attività agricole, che possono essere modificati attraverso vari procedimenti, per ricavarne combustibili o direttamente energia elettrica e termica, (cioè le cosiddette biomasse), l’energia solare, eolica, idraulica, inoltre riciclando ogni scarto domestico o industriale massimizzando così l’utilizzo delle risorse (termovalorizzatori inceneritori).
In sostanza e in sintesi l’economia verde è basata sul risparmio energetico grazie all’efficienza prodotta dall’impiego di una serie di energie rinnovabili in sostituzione dei combustibili fossili e sulla prevenzione delle problematiche ambientali, come l’inquinamento, il riscaldamento globale, l’esaurimento delle risorse idriche e minerarie e di conseguenza il degrado dell’ambiente.
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