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75 Gennaio 2021
Speciale Bioetica dell'Infanzia

Un osservatorio speciale Dallo studio di Pediatra di Famiglia la salute dei bambini e il loro mondo riflesso nella società

Abstract

Si presentano e si riflette su alcuni aspetti sanitari del mondo dell'infanzia peculiari del nostro tempo legati alla società in cui viviamo. Cresce il numero di bambini dipendenti da pc o telefonino, adolescenti con disordini alimentari e atteggiamenti anticonservativi, disturbi del neurosviluppo.

Introduzione


a cura di Enrico Larghero
Responsabile scientifico Master universitario in Bioetica – Facoltà Teologica di Torino

La globalizzazione ha imposto in tutto il mondo degli stili di vita e dei modelli analoghi di comportamento. I giovani dell’Occidente hanno molti punti in comune non solo con gli orientali, ma anche con quelli di tante altre parti della Terra. La divisione tra ricchi e poveri rimane, ma le similitudini che si riscontrano in tale fascia di età sono moltissime. La Dottoressa Marisa Bobbio, pediatra di grande esperienza e sensibilità, analizza con occhio attento la realtà del nostro Paese, registrando le nuove sofferenze, le nuove malattie dei bambini della nostra epoca, così uguali, ma anche così diversi dall’infanzia di ieri.

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Quale osservatorio migliore dello Studio del Pediatra di Famiglia per cogliere i mutamenti strutturali degli ultimi decenni del Pianeta Infanzia, e di conseguenza della famiglia e della società? Più di una domanda si impone: come e quanto influenzeranno il nostro prossimo futuro questi cambiamenti? Possiamo prevedere come e quanto importante sarà l’impatto? Possiamo cercare di interpretarli? Abbiamo il diritto e /o il dovere di intervenire? Grazie alle vaccinazioni, al miglioramento della qualità di vita, alla prevenzione, dovremmo aspettarci una popolazione infantile in ottima salute, ma, al contrario, le richieste di aiuto aumentano.

Sempre più frequentemente abbiamo una ricerca spasmodica di salute, di benessere pur in assenza di malattia. Una simile condizione non può che generare frustrazione per sua stessa natura, in quanto mai potrà essere soddisfatto un bisogno di fatto inesistente. La genesi di ciò è variegata.

Sicuramente la società è manipolata in modo più o meno occulto da proposte di modelli irraggiungibili, di bisogni indotti, che nei soggetti più fragili hanno facile presa. Le conseguenze possono essere tragiche: disturbi del comportamento alimentare, manipolazione in modo ossessivo del proprio corpo, autolesionismo, tentativi anticonservativi, abuso di sostanze, alcolismo. Tra le primissime cause di accesso in Pronto Soccorso per gli adolescenti troviamo i tentativi anticonservativi. Non dovremmo forse domandarci se non sia il caso di cambiare qualcosa di fronte a tanta disperazione? Ad esempio, quanti genitori sanno dire e motivare un “no”? Sicuramente è più difficile negare una richiesta che assecondarla, ma mi pare che nessuno abbia mai sostenuto che sia facile essere genitori.

Un bambino, un ragazzo, ha bisogno di limiti. Pochi, motivati, ma indiscutibili. I limiti ci fanno sentire al sicuro, protetti e ci fanno crescere e maturare. Un no autorevole è rassicurante. Un genitore autorevole sa ascoltare, non è giudicante, ma sa porre regole e limiti. Ricordiamoci che un adolescente per sua natura è portato a trasgredire, a superare i limiti imposti. Ma se cresce senza limiti come farà ad imparare a superare gli ostacoli, ad essere resiliente? Avremo degli eterni insoddisfatti del proprio aspetto, del proprio stato di salute, della propria posizione sociale, della propria situazione sentimentale?

In Studio mi trovo spesso di fronte genitori cronologicamente adulti ma smarriti, incapaci di accogliere e gestire persino il pianto di un neonato. Sono adulti che non hanno mai affrontato una delusione, che hanno confuso l’essere genitori con un ideale inesistente. Sono quegli stessi genitori che, anziché guardare negli occhi il proprio cucciolo, sono assorbiti dallo schermo del telefonino. Probabilmente lo stesso telefonino che vedo passare, troppo presto e troppo frequentemente, nelle mani del figlio, a volte di pochi mesi, come unica risorsa per intrattenerlo. Che capacità relazionali riusciranno a sviluppare questi bimbi se già da neonati si vedono preclusa la possibilità di entrare in sintonia con quelle che dovrebbero essere le principali, se non esclusive, figure di riferimento?

Temo che tra loro troveremo gli adolescenti che anziché chiacchierare, discutere, flirtare con i compagni, si isoleranno assorbiti da rapporti virtuali. Lasciare un bambino, un adolescente solo a “navigare” in rete senza controllo equivale a lasciarlo solo fuori casa una notte intera. Cominciamo ad incontrare casi di vere sindromi di Hikikomori. Si tratta di una vera e propria dipendenza dal pc o dal telefonino che porta i ragazzi ad isolarsi in camera con, come unica finestra sul mondo, uno schermo.

Una vera e propria nuova emergenza, ancora non ben focalizzata, è il “disturbo da sintomo somatico”. Non casi sporadici, ma ben il 15-25% degli accessi in Pronto Soccorso! È una sintomatologia spesso vaga che, pur se non grave ed ampiamente indagata, viene percepita dal bambino e dalla sua famiglia come invalidante al punto da inficiare il buon funzionamento del bambino. In un 10-15% dei casi sfocia in un vero e proprio sintomo a valenza psichiatrica che comprometterà probabilmente il decorso di tutta la vita. Sono bambini che si ammalano nella pagina sbagliata, nella pagina che nessuno di noi ha mai studiato, a tal punto che non sappiamo neppure bene come definire il loro disturbo: sintomo somatico, somatoforme, psicosomatico.

Negli ultimi decenni avanzano come una marea nera i disturbi del neurosviluppo. Sicuramente abbiamo perfezionato le nostre abilità diagnostiche, ma l’incremento è veramente esponenziale. Da dati recenti, solo i disturbi dello spettro autistico sono passati da 1/10000 negli anni ’70, a 1/59 nel 2018. Impossibile trovare un’unica spiegazione alla vera e propria epidemia di Disturbi Specifici ed Aspecifici di apprendimento, di ADHD, di Disturbi dello Spettro Autistico che ci troviamo a gestire. Le cause fino ad ora individuate sono molteplici, in primis biopsicosociali e di rimaneggiamento ambientale. Ancora più difficile immaginare come saranno questi ragazzi una volta adulti.

Da dati recenti in Piemonte si è passati dal 5% di bambini che nel 2003 erano seguiti dal Servizio di Neuropsichiatria Infantile, a quasi il 9% del 2014, e il dato è in costante crescita.

Nell’età evolutiva la resilienza fa rima con pazienza. Non si ha la pazienza per aspettare le fisiologiche tappe della vita e la resilienza, intesa come capacità adattativa che ciascuno di noi ha o dovrebbe avere al cospetto delle avversità, è come la felicità: tutti sanno cos’è, ma solo una minoranza riesce a conquistarla, pur se per brevi attimi. A differenza però della felicità, la resilienza si può coltivare ed avere con sé in tutte le fasi della vita, preziosa e fondamentale compagna di viaggio.

In un prossimo imminente futuro sapranno conquistarsi, questi ragazzi, la resilienza necessaria? Siamo noi in grado di aiutarli?

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