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69 Giugno 2020
Speciale Contraccezione d'emergenza: sì, no, perché

Intervista al Prof. Salvino Leone: “Bio-ethos”, rivista dell’Istituto di Studi Bioetici “S. Privitera”

Salvino Leone. È medico specialista in Ostetricia e Ginecologia.
Riveste la carica di Presidente dell’Istituto di Studi Bioetici “Salvatore Privitera” (1945-2004) affiliato alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia in Palermo, presso la quale insegna Teologia  morale e Bioetica. È direttore del Master in Bioetica dello stesso Istituto e della rivista “Bio-ethos” da lui fondata nel 2007. Con Salvatore Privitera ha  fondato e condiretto nel 1991 la rivista Bioetica e Cultura. È presidente della Commissione Europea di Bioetica dei Fatebenefratelli e del Comitato Etico Palermo 1.

Tiene corsi di Bioetica all’Università degli Studi di Palermo. Attivo conferenziere di  Bioetica in Italia e a livello internazionale ha una pubblicistica sull’argomento di più di duecento titoli tra riviste italiane ed estere,  monografie e collettanee.  Tra le monografie più recenti, di quest’anno  il manuale di Bioetica e Medical Humanities, Bioetica e Persona (Cittadella Editrice 2020, pp. 656) e, poi, tra i tanti scritti  Il rinnovamento dell’etica sessuale EDB, 2017), Il confine e l’orizzonte (EDB 2015), La relazione medico-paziente per la salute della donna (CIC, 2015), Sessualità  e persona (Dehoniane, 2012), Il rinnovamento dell’etica sessuale (EDB 2017) Bioetica in pediatria scritto con Lo Giudice M. (Tecniche Nuove, 2012), Accanimento terapeutico: cura, terapia o futilità (Cittadella, 2009) Cellule staminali: aspetti scientifici e implicanze etiche (Cittadella, 2010).

 Intervista al PROF. Salvino LEONE

Salvino Leone_ Bioetica News Torino 2020
Salvino LEONE ©Bioetica News Torino

D.   La rivista di Bioetica morale della persona e Medical Humanities, «Bio – ethos», da lei fondata nel 2007 (www.studibioetici.it), nasce nel seno dell’Istituto di Studi Bioetici, che è  dedicato alla memoria dell’illustre teologo e filosofo, Salvatore Privitera. Suo amico e collaboratore di lunga data, con lui   ha  cofondato nel 1991 l’Istituto Siciliano di Bioetica ad Arcireale e condiretto la rivista Bioetica e Cultura. 

La rivista «Bio – ethos»  ha una pubblicazione quadrimestrale e del  comitato scientifico fanno parte, tra gli altri,  gli esimi  bioeticisti: il prof. Paolo Mario Cattorini docente di Biotecnologie e scienze della vita all’Università degli Studi dell’Insubria e  mons. Renzo Pegoraro, direttore della Fondazione Lanza e cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita.

Dal 2019 di quest’anno la rivista, adeguandosi ai tempi, esce online. Può descriverci brevemente come è nata la rivista e quali sono le sue specificità?

R. Dopo più di venti anni di condirezione e alcuni di direzione della rivista «Bioetica & Cultura», organo dell’lstituto Siciliano di Bioetica, la creazione dell’Istituto di Studi Bioetici «Salvatore Privitera» ha portato alla realizzazione e direzione di questa nuova rivista Bio-ethos.

Il titolo riflette un duplice significato. Da un lato, infatti, contiene, anche nella formulazione grafica (le due componenti etimologiche separate e la lettera iniziale e finale in greco) un richiamo alla radice epistemologica della bioetica: ethos del bios, cioé etica applicata all’ambito della vita psico-fisica. Ma anche bios dell’ethos, cioè “novità”, apparsa sulla scena negli anni ’70 (almeno come identità disciplinare) che ha portato alla ribalta la “questione bioetica” e, più generalmente, la questione etica divenendone elemento di vitalità, bios dell’ethos, appunto.

Ma il titolo si ricollega idealmente anche a un’altra testata, titolata in greco, O Theologos, organo della Facoltà Teologica di Sicilia alla quale l’Istituto di Studi Bioetici è collegato, pur nella sua autonomia strutturale e operativa.

L’ambito disciplinare della rivista, come si può desumere dal sottotitolo, ma anche dalle persone che compongono il suo comitato scientifico è interdisciplinare e non confessionale. La bioetica, non é mai aggettivabile (laica o cattolica) nonostante il dibattito di questi ultimi tempi ma, per il principio di universalizzabilità dei giudizi morali, è una. Certo, vi sono diverse antropologie che ne condizionano Ie conclusioni normative ma queste non legittimano alcuna concessione ideologica. Non dimentichiamo che gli stessi,  i  Comandamenti, erano imperativi morali abbastanza comuni nelle regioni in cui si è  sviluppato l’Antico Testamento. Ad elevarli religiosamente come Legge rivelata è il loro preambolo (o I° Comandamento secondo la versione ebraica):  «Io sono il Signore tuo Dio». Un po’ come dire: già come uomo non devi uccidere o rubare ma adesso devi farlo con una nuova e più forte motivazione perché te lo dice “Io-Sono”, il tuo Dio.

È  questa la prospettiva antropologica e, al tempo stesso, teologica che Bio-ethos vuole promuovere. Con un dialogo aperto, sereno, franco e costruttivo che prende in considerazione le “opionioni dell’altro” non come affermazioni a cui controbattere le proprie da difendere apologeticamente ma come arricchimento dialettico. E questo è vero anche quando dietro una delle due c’è la Parola di Dio. La Rivelazione, infatti è una, assoluta e definitiva ma la sua comprensione progressiva. Ed essa si esprime, come già diceva Galilei, nel libro della Scrittura e nel libro della Natura.

Nella originaria ispirazione di Potter, la bioetica voleva essere un “ponte” e  tale deve continuare ad essere. ll mondo, diceva qualcuno, si divide in pontefici ed eretici. I primi, letteralmente, costruiscono ponti e uniscono terre lontane,  gli altri asportano, sottraggono, impoveriscono il mondo e creano divisioni sempre più difficili da sanare. Noi vogliamo stare decisamente coi primi e la rivista vuole essere uno strumento per farlo.

Proprio per questo affronta vari ambiti disciplinari: la bioetica strictiori  sensu sia nelle sue componenti teoretico-fondamentali che nel suo versante clinico ma anche sociale, ambientale, biogiuridico, bioeconomico, ecc.;  la morale della persona, anche questa sia nei suoi fondamenti di filosofia morale che nei suoi versanti di etica applicata; e infine ii vasto ambito delle medical humanities (alle quali, in realtà la stessa bioetica appartiene): antropologia medica, psicologia clinica, deontologia, scienze umane in ambito biomedico.

È inutile dire che la rivista vuole essere una grande casa aperta a tutti,  una palestra in cui tutti possono cimentarsi, un moderno “areopago” in cui potersi confrontare  con particolare attenzione ai giovani. A loro, d’altra parte è affidato il testimone di quanto stiamo faticosamente realizzando.

Alla fine del 2019 Bio-ethos, al passo con i tempi, ha cambiato il suo formato e la sua tipologia distributiva. Seguendo, infatti, le esigenze di mercato e le nuove tipologie editoriali si è deciso di farne una rivista on line. Inoltre è stato compiuto un altro decisivo passo, cioè farne una rivista open access  per consentirne la fruibilità gratuita  a una più ampia platea di lettori.

Per consultarla basta collegarsi al sito dell’istituto (www.studibioetici.it)

D. Come direttore, quale è la sfida  che più di tutto si propone di affrontare  mediante la rivista,  nell’attuale  contesto di una società caratterizzata dall’avanzare della tecnica nelle scienze e dai conseguenti risvolti futuri antropologici non del tutto chiari  in un pluralismo di prospettive bioetiche diverse e contrastanti?

R. Innanzitutto vorrei che finisse quella stucchevole contrapposizione tra bioetica laica e bioetica cattolica. Purtroppo anche se, ormai, è da decenni che lo diciamo, nei fatti, non solo siamo lontani dall’aver raggiunto questo traguardo ma le rispettive posizioni: laiciste da un lato, cattoliche dall’altro si sono irrigidite nei loro rispettivi dogmatismi.

Il pensiero laicista sferra il suo attacco accusando la Chiesa di voler invadere e cancellare gli spazi della laicità e libertà di pensiero vedendo nel legittimo pluralismo solo relativismo culturale.
Il pensiero cattolico, da parte sua, svaluta il pensiero laico non ritenendolo portatore di alcun valore e proponendo affermazioni etiche (non sempre condivise in seno alla stessa Chiesa) come le sole e accettabili posizioni: nessuna mediazione, nessun incontro, nessun reciproco sforzo per gettare le basi di un’etica comune e condivisa, fatta in nome dell’uomo e per l’uomo, frutto del pensiero autonomo per chi non crede, espressione di creaturalità e in ultima analisi “causa seconda della creazione” per chi crede.

La rivista dovrebbe proporre il più vasto orizzonte dell’universo bioetico senza cristallizzarsi (ancora una volta in modo dicotomico) tra i problemi di inizio e fine vita. C’è un mondo di problemi bioetici di ordine clinico, assistenziale, culturale, filosofico che non può ridursi allo speculare ossessivamente sull’esatto istante in cui inizia o termina la vita umana perdendo di vista la globalità della persona. Bio-ethos  si propone di passare da una visione angustamente biocentrica a una antropocentrica superando quella rivoluzione epistemologica e culturale che in passato superò il concetto di persona con quello di natura.

Infine, ma forse prima ancora dei precedenti occorre… tornare alla bioetica. Purtroppo questa ormai langue compressa dalla biogiuridica con cui sembra si debbano risolvere tutti i suoi problemi. Certo la biogiuridica è importante ma, poiché il diritto non si autogenera, viene solo dopo la riflessione bioetica. Non si risolve tutto con una legge, una successiva circolare applicativa, un documento di verifica e quant’altro. Non è moltiplicando le norme che si serve il bene dell’uomo ma portando l’uomo a riflettere su quale sia il suo vero bene.

D. Possiamo concludere condividendo un pensiero di riflessione sulla bioetica, espresso dal suo “caro” amico Salvatore Privitera (1945-2004) ?

R. La Bioetica doveva condurre secondo il suo pensiero

– a una visione etica della realtà;

– a una migliore qualità della vita;

– a una società a servizio dell’uomo;

– a una Chiesa a servizio della società.

A sintesi del suo pensiero sulla Bio-etica come etica della vita vorrei proporre una delle sue poesie, scritte prima di morire e pubblicate postume:

 Inno alla vita

Quei tessuti
di necrosi galoppante
hanno invaso
nell’ombra della notte
le viscere del mondo
covando
l’unico progetto
che sanno firmare
gli architetti di morte.

Non c’è mai
un sepolcro
che contenga la vita.

Non c’è mai una stella
che si lasci affogare
dal sole: la sua luce,
ignara lampada di vita,
splende sempre
nella notte più buia.

Torneranno a incallirsi
le lucide mani
del contadino a riposo
per cantare
il silenzioso inno alla vita 


Puoi leggere anche l’intervista al Prof. Salvino LEONE  apparsa sul numero di maggio 2020, www.bioeticanews.it  intitolata: Covid-19. Riflessioni personali  ⌈https://www.bioeticanews.it/intervista-al-prof-salvino-leone-covid-19-riflessioni-personali/

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69 Giugno 2020 Speciale Contraccezione d'emergenza: sì, no, perché