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67 Aprile 2020
Speciale Emergenza Epidemiologica Covid-19: Riflessioni

Untori, eroi e martiri: il coronavirus interpella la bioetica

Il Sars-Cov-2  ribalta lo scenario Paesi Occidentali versus Paesi in via di sviluppo

In Etiopia gli stranieri erano sempre stati chiamati “feréngi” e mi colpì molto, in anni recenti, che i bambini, incontrandomi per strada, gridassero invece “China! China!”: “Cinese” era diventato sinonimo di “straniero”, tale era la massiccia presenza di quella popolazione estranea nel Paese. Ma gli stranieri, in questi ultimi giorni, hanno ulteriormente cambiato nome: ora ci chiamano “Corona! Corona!” e non certo con sentimenti benevoli nei nostri riguardi. Non fa impressione ritrovarci ad essere noi gli “untori”, noi vittime di “respingimento” da parte di quegli Africani che ci siamo troppo abituati a lasciar affondare nel Mediterraneo o marcire nei campi di concentramento di Erdogan o torturare dagli aguzzini libici?

Ugo Marchisio 2018
Ugo MARCHISIO- ©Bioetica News Torino

Come coglie acutamente Gavino Maciocco su «Salute Internazionale», per la prima volta si è invertito il “double burden of disease”, il doppio carico di malattia tra i Paesi più ricchi e quelli più poveri. Abbiamo sempre e solo parlato della crescita inesorabile, nei Paesi in Via di Sviluppo, delle patologie metaboliche e cronico-degenerative, un tempo proprie dei Paesi ad alto reddito, senza per questo che si risolvessero quelle infettive, la malnutrizione, la mortalità materno-infantile. L’epidemia COVID-19, aggiungendo un problema infettivo smisurato al plafond delle patologie degenerative nostrane, ha invece raddoppiato il carico di malattia dell’opulento Occidente e della rampante tigre asiatica…

È la prima volta, dai tempi della “spagnola” che noi, operatori sanitari dei Paesi Occidentali, ci siamo trovati ad intervenire in scenari che ricordano le antiche pestilenze. Dapprima increduli: io stesso per settimane minimizzai il pericolo, memore dello spropositato allarmismo e delle infinite “bufale” che avevano accompagnato, da noi, epidemie che rimasero sostanzialmente circoscritte altrove, quali SARS, MERS, Ebola e Zika. Poi vedendo la fila degli autocarri militari che trasportavano in altre città le bare dei Bergamaschi insepolti ed i nostri Pronti Soccorso che sembravano gli ospedali da campo della battaglia di Okinawa, ci siamo trovati di colpo proiettati negli scenari apocalittici di tanti film e abbiamo rivisitato antichi ricordi letterari…Manzoni, Boccaccio, Camus…

Spunti di riflessione bioetica

Abbiamo sentito direttamente il peso di dilemmi bioetici che prima rimanevano teorici e lontani: a chi riserviamo i posti contati in Rianimazione ed i ventilatori meccanici (vedi il dibattito che divampa nella Città di New York)? Come tutelare le “fasce deboli”, in questo caso soprattutto gli anziani istituzionalizzati (RSA ecc…), i detenuti ed i senza fissa dimora? Come e fino a che punto è giusto tutelare per primi gli operatori sanitari, quando mancano addirittura le mascherine e se applichiamo anche solo un casco da CPAP senza i DPI richiesti ci esponiamo ad un aerosol letale di virus? E se si ammalano gli operatori sanitari, come faremo a fronteggiare lo tsunami di ricoveri? E che dire di quelli – pochi per la verità – che si mettono in mutua per non andare in guerra?

Untori eroi e martiri figura 1 Medico della peste_Marchisio
Fig. I Il medico della peste di Paul Fürst, Germania XVII secolo Fonte: Wikipedia

Ma gli interrogativi più pesanti ce li siamo fatti non come operatori sanitari, ma come cittadini di un Paese democratico e come cittadini del mondo che si battono per veder garantito il diritto alla salute di tutte le persone umane. “Modello cinese” o “modelli occidentali” come risposta a COVID-19? Una efficientissima “controllocrazia” totalitaria o un caotico e contraddittorio affannarsi di provvedimenti parcellari e progressivi per cercare di salvare la produzione insieme alla salute? Io personalmente preferisco ancora impegnarmi a far quadrare un sistema inefficiente, da persona libera di esprimersi, di “fare volontariato” e di “fare opposizione”, piuttosto che girare al massimo, come un ingranaggio ben oliato, in una macchina che annulla la mia voce e la mia libertà. Certamente l’epidemia COVID-19 lascerà più morti sul terreno da noi in Occidente che in Cina, ma preferisco poter analizzare i nostri errori, criticare e migliorare il nostro sistema che vedere “monatti” strappare dalle loro abitazioni malati recalcitranti, vedere sacrificare la popolazione di Wuhan e dell’intera provincia di Hubei, ridotte ad un immane “lazzaretto”, per salvare dal contagio il resto della nazione e limitare il danno economico dell’epidemia.

Una stupenda testimonianza “etica” ce l’ha regalata il Dr Li Wenliang, il medico che per primo segnalò la nuova epidemia via Weibo (il Tweeter cinese): «C’è un virus a Wuhang che sta causando una epidemia simile alla SARS» (dicembre 2019). Naturalmente fu censurato e redarguito dalle autorità e dal partito che, come accade per tutti i regimi illiberali, reagirono immediatamente secondo il tipico riflesso condizionato di negare e nascondere tutto, sempre e comunque. Ma poi l’epidemia divenne evidente alla Cina e al mondo e lo stesso Dr Li si ammalò e morì il 6 febbraio 2020, non prima però di aver postato sui social un video in cui lui stesso, in fin di vita, denunciava la drammatica situazione di Wuhan. Il video divenne subito più “virale” dello stesso SARS-CoV-2 e si assistette ad un inusuale fiorire, nei social cinesi, di messaggi critici verso le autorità. Ovviamente, a questo punto, il governo passò dal negazionismo alla retorica, cercò di farne un eroe nazionale e prese severi provvedimenti contro le autorità di Wuhan, capri espiatori della tardiva risposta all’epidemia.

Questo del governo dell’informazione intorno alla salute è un nodo etico molto delicato che COVID-19 ha messo particolarmente in luce: privacy  vs interesse collettivo, controllocrazia totalitaria vs libertà assoluta, censura contro fake news incontrollate.
Nei nostri Paesi a governo democratico, d’altro lato, dobbiamo vigilare perché l’epidemia COVID-19, in quanto evento tragico ed imprevisto, non venga strumentalizzata per operazioni di “shock economy”, per dirla come Naomi Klein. Utilizzare cioè la paura diffusa (e magari ingigantita) per far passare misure penalizzanti la maggioranza e, soprattutto, le classi sociali più deboli che, in regime di normalità, non sarebbero mai state accettate. Donald Trump ha già dichiarato che un’economia che si ferma farebbe più vittime del virus, che ne muoiono di più per influenza e per incidenti stradali che per COVID-19 ma nessuno si sogna di operare un lockdown … insomma la produzione e il consumo non devono fermarsi mai: “business as usual”!

Ma Silvio Garattini ammonisce: «Il senso della vita viene prima del senso degli affari». La salute è un bene comune che va difeso dall’intera comunità, non importa quali siano i partiti al governo: come ha detto anche il Papa, chi pensa di salvarsi da solo perché dispone di maggiori mezzi, a titolo personale o come nazione, sarà comunque travolto nella “trappola della povertà” in cui lascerà cadere le fasce più deboli e vulnerabili. Chi pensa di salvare il PIL sacrificando le vite umane si troverà alla fine con più morti, più miseria e più disuguaglianze con cui fare i conti, lui, la sua famiglia e la sua nazione …

Tra Scilla e Cariddi, tra Cinesi e Occidentali, la rotta giusta ce la insegnano forse i Paesi democratici dell’Estremo Oriente, soprattutto Giappone, Corea del Sud e Hong Kong che sono riusciti a controllare l’epidemia con risultati ottimi salvaguardando però la libertà dei cittadini. Non hanno avuto bisogno di una dittatura per muoversi in modo disciplinato e compatto. Sarà la forma mentis confuciana e shintoista, sarà la capacità di fare tesoro delle esperienze precedenti (soprattutto la SARS del 2002-2003), sarà la capacità di prevenire le catastrofi e organizzare la risposta prima che esse arrivino a colpirci, ma da almeno 15 anni li vedi girare con la mascherina appena hanno un raffreddore o un’influenza, hanno scorte di DPI adeguate sempre pronte, una rete di comunicazioni e monitoraggio epidemiologico perfetta, sono quelli che hanno eseguito più tests diagnostici sulla intera popolazione.

Un ultimo spunto bioetico importante ce lo suggerisce infine il fatto che la COVID-19 è una antropozoonosi, cioè una malattia passata dagli animali all’uomo approfittando di un ambiente del tutto particolare, il “wet market” di Wuhan. Abbiamo quindi la drammatica conferma di quanto fosse profetico papa Francesco con la Laudato si’ e di quanto l’approccio One Health (una sola salute), cui sono improntati molti nuovi progetti di cooperazione allo sviluppo in Africa, possa essere di riferimento anche nel nostro contesto perché affronta in modo unitario e integrato la promozione della salute umana, animale e ambientale.

Certo! Se questo mio articolo fosse stato un componimento al liceo, l’insegnante mi avrebbe di sicuro dato l’insufficienza scrivendo in blu «fuori tema: non hai parlato di etica ma di politica». Credo però che le scelte politiche prendano alimento dall’etica – Socrate insegna – e debbano esserne la puntuale verifica concreta. Il criterio ultimo è vedere sempre il rispetto e la promozione della persona umana, di tutte le persone umane, al centro di tali scelte. E poi ero stufo di ripetere numeri, statistiche e proiezioni: volevo lasciar parlare l’animo e intravvedere quale terra promessa resterà ancora da conquistare dopo aver traversato questo deserto.


Letture di complemento

1. Gavino MACIOCCO  su «Salute Internazionale» del 19 marzo 2020: una bellissima, breve e chiarissima presentazione dell’epidemia COVID-19 come problema mondiale impattante sullo sviluppo e sull’equa distribuzione delle ricchezze: https://www.saluteinternazionale.info/2020/03/una-sola-salute/

2.Intervista al professor Andrea CRISANTI, Direttore Dipartimento di Medicina molecolare, Professore di epidemiologia e virologia dell’Azienda Ospedaliera dell’Università di Padova (Come si controlla una epidemia; che cosa è stato fatto in Lombardia e in Veneto): <https://www.globalist.it/science/2020/03/22/crisanti-epidemia-di-coronavirus-in-italia-numeri-inesatti-male-contenimento-e-monitoraggio-di-positivi-2054890.html>

3. Bianchi visti come untori in Africa («La Stampa», 21 marzo 2020): <https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/03/21/news/in-africa-e-caccia-agli-europei-untori-1.38617726>

4. Reportage dalla Provincia di Bergamo di Fabio BUCIARELLI per il «New York Times» (27 marzo 2020): <https://www.nytimes.com/interactive/2020/03/27/world/europe/coronavirus-italy-bergamo.html>

5. Hong Kong, «South China Morning Post» CEO Gary Liu’s TED Talk: China’s response to the coronavirus pandemic and the containment measures taken. How the culture in China, Hong Kong and South Korea contributed to fast action against the virus, a lesson people across the world can use to stop its spread: <https://www.ted.com/talks/gary_liu_what_the_world_can_learn_from_china_s_response_to_the_coronavirus?utm_source=newsletter_daily&utm_campaign=daily&utm_medium=email&utm_content=button__2020-03-27>

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