Manca uno spazio mentale e temporale all’interno della nostra cultura
per esprimere e condividere l’esperienza del limite, del lutto, della perdita
P. MIRABELLA, La vita dentro il morire
In questo volume, edito da Cittadella Editrice, il docente di fondamenti etici, Paolo Mirabella, affronta la malattia grave e le cure palliative in ogni loro aspetto, da quello storico ed etico a quello legislativo e analizza il dilemma etico: è più giusto decidere di porre fine alla propria vita o utilizzare un metodo meno drastico per alleviare le sofferenze quando si è prossimi alla morte?
Le cure palliative forniscono un aiuto alla medicina e riescono a raggiungere obiettivi importanti nella cura della persona migliorandone la qualità di vita. Dal punto di vista legislativo nel nostro Paese vengono introdotte con la Legge 39 del 1999 che prevede la costruzione su tutto il territorio nazionale di strutture dedicate all’assistenza palliativa e poi con la Legge 38 del 15 marzo 2010 (Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore), che sancisce «il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore» (art.1).
In cosa consistono le cure palliative? Quale è il fondamento della loro esistenza? Mettono, come spiega Mirabella, la persona al primo posto (e non la malattia), alleviano le sofferenze fisiche e psicologiche dei pazienti e, soprattutto, considerano la morte come la conclusione naturale della vita. Riportando le parole del professore di etica, «senza negare la morte, anzi proprio assumendola fino in fondo, [la filosofia] pronuncia il suo grido imperioso di esaltazione della vita fino alla fine».
Come si è pocanzi detto la persona malata è al centro della cura. Per spiegare cosa prova un paziente terminale Mirabella utilizza il termine dolore totale, coniato da Cicely Saunders, una delle prime a occuparsi di malati terminali alla fine degli anni ‘60 del secolo scorso: la persona malata non prova solo dolore fisico, ma anche mentale, psicologico. Le cure palliative possono venire in soccorso «di qui il primo caposaldo della filosofia delle cure palliative: prestare attenzione all’intero del vissuto della persona», afferma Mirabella.
Queste cure presentano molteplici vantaggi: possono essere somministrate in più luoghi (a domicilio o in strutture specializzate), non accelerano il decorso della malattia e, cosa più importante, non provocano la morte del malato: la loro funzione primaria è quella di rendere più “umano” un processo purtroppo inevitabile.
L’Autore sottolinea che le cure palliative sono approvate e somministrate da un’equipe medica competente; quest’ultima, è costituita da professionisti con competenze diverse: infermieri, medici, operatori sanitari, volontari e psicologici, i quali ricevono una formazione ben specifica e mirata alla relazione con il malato. Infine è fondamentale che il personale medico sia preparato a instaurare un rapporto comunicativo e personale con i pazienti, oltre a quello prettamente terapeutico. Questo dovrebbe accadere in ogni campo della medicina, ma è ancora più imperativo nell’ambito delle cure palliative; è per questo motivo che prevedono «un approccio globale alla persona malata».
L’Autore conclude il libro esponendo la posizione della Chiesa circa le cure palliative e la pratica dell’eutanasia, oggetto di un acceso dibattito: è a favore delle prime e contraria alla seconda, poiché «la Chiesa condanna ogni uccisione della vita umana». Ciò che spaventa il mondo cattolico è la troppa fretta nel decidere del proprio destino e, se si incoraggia questa scuola di pensiero, molte altre persone decideranno di compiere l’atto dell’eutanasia, guidate dalla volontà di morire il più presto possibile.
Il bioeticista Mirabella tiene a specificare che la Chiesa cattolica è comunque contraria all’accanimento terapeutico e il magistero pronuncia così: «la rinuncia a mezzi straordinari o sproporzionati non equivale al suicidio o all’eutanasia; esprime piuttosto l’accettazione della condizione umana di fronte alla morte».
Le cure palliative danno un sostegno sia a livello fisico che psicologico alle persone gravemente malate e ai loro familiari; «sono accettazione del limite e solidarietà nel sostenere l’umana fragilità: ecco il segreto rivelato ai nostri giorni dalle cure palliative», conclude Mirabella.
© Bioetica News Torino, Gennaio 2022 - Riproduzione Vietata