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84 Gennaio 2022
Dossier Salute Inchiesta: la sanità del futuro

Il “Progetto Salute” e la sfida delle cure domiciliari

Per disegnare la Sanità del futuro è indispensabile interpellare gli “addetti ai lavori”, cioè coloro che da anni si occupano di tali tematiche e si sono guadagnati il titolo di esperti. Giulio Fornero, attualmente Direttore Sanitario di «Camminare insieme» ha un curriculum ( già direttore Ospedale Molinette) con tali requisiti ed in virtù delle sue competenze può rispondere alle nostre domande.
Intervistato Giulio Fornero

Direttore sanitario dell’Associazione «Camminare insieme» Torino

Intervista

D. Dottor Fornero, quali sono, a livello internazionale, le nuove prospettive per la salute e la Sanità?   

R. Le attuali linee di indirizzo internazionali, in rapido aggiornamento, sono tutte volte a investire per la salute responsabilizzando i governi e i cittadini, a rafforzare i sistemi sanitari centrati sulle persone e sulle comunità e sulle loro capacità, a creare ambienti favorevoli e comunità resilienti, a investire a favore di professionisti ed operatori sanitari e socio-sanitari. 

In questi ultimi due anni, stiamo affrontando una grave pandemia, o meglio una grave sindemia, perché due categorie di malattie interagiscono all’interno di popolazioni specifiche, diverse per età e per fragilità: le infezioni da SARS-CoV-2 e una serie di malattie croniche non trasmissibili, con effetti senza precedenti nel dopoguerra (solo in Italia l’aspettativa di vita è calata di 1,2 anni nel 2020).

Il Direttore Editoriale di The Lancet ritiene che, a causa della natura sindemica della minaccia, sia necessario un approccio più articolato se vogliamo proteggere la salute delle nostre comunità.  La crisi non sarà risolta solo da un farmaco o da un vaccino. L’approccio al COVID-19 come una sindemia potrà portare a una visione più ampia, che comprenda istruzione, occupazione, alloggio, cibo e ambiente.

Considerare il COVID-19 solo come una pandemia esclude una prospettiva così ampia ma necessaria.

D. Nel ridisegnare la Sanità del futuro viene spesso citato il cosiddetto “Progetto Salute”. Come renderlo effettivo?

R. È opportuno che sia data la priorità, nella realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), agli investimenti in grado di rendere effettivo il cosiddetto diritto alla salute, ovvero la  Casa come primo luogo di cura e Presa in carico della persona, favorendo la continuità delle cure e il lavoro in equipe dei medici di famiglia. 

La prospettiva del progetto è inoltre la collaborazione tra istituzioni, professionisti sanitari e sociali con le persone assistite, le loro famiglie, i care giver, i cittadini e le loro associazioni per la presa in carico adeguata delle persone assistite e per aumentare la qualità delle prestazioni degli ospedali e dei servizi sanitari, a partire dalla conoscenza dei bisogni e delle capacità dei pazienti (comunicazione, responsabilizzazione dei professionisti e degli operatori, delle persone assistite, delle famiglie, delle comunità, condivisione dei progetti di salute e di cura), fino alla riorganizzazione dei servizi sanitari e socio-sanitari e a un nuovo disegno di politiche sanitarie con il coinvolgimento dei professionisti e degli operatori sanitari e delle associazioni dei malati.

D. Emerge da tali indicazioni un modello che privilegi la domiciliarità rispetto all’ospedalizzazione

R. Casa come primo luogo di cura. La domiciliarità è la scelta auspicata dalle persone ed è anche la più economica per il Sistema.

Deve pertanto essere assunta come scelta prioritaria per riorientarlo, dando preminenza alla domiciliarità rispetto alle altre risposte a carattere residenziale. Le persone che si possono curare a casa, con il limite del rispetto della scelta della persona assistita e dei caregiver, si devono curare a casa e per loro occorre trovare le soluzioni organizzative più idonee rispetto alle loro necessità specifiche rendendo altrettanto esigibile il diritto alle cure domiciliari come quello oggi garantito per le cure ospedaliere in urgenza.

Obiettivo potrebbe essere quindi (in linea con quello che sta avvenendo in tutti i Paesi più avanzati) lo sviluppo di cure domiciliari che coprano tutta la gamma dei bisogni sanitari e assistenziali, dalla alta complessità assistenziale nella fase intensiva o estensiva, di acuzie e postacuzie, alle prestazioni di lungo-assistenza nella fase di cronicità, volte a mantenere e rafforzare l’autonomia funzionale o a rallentarne il deterioramento, con la partecipazione attiva di Medici di Medicina Generale, Infermieri di Famiglia e di Comunità e Ospedali, in integrazione tra sanità e servizi sociali.

D. La domiciliarità al centro del Sistema richiede altri correttivi, quali ad esempio, reinventare l’assistenza residenziale.

R. Modelli di piccole case come le Green House, sperimentate negli USA, che erogano assistenza di più alta qualità rispetto alle nursing homes tradizionali, possono essere di riferimento? Durante la pandemia, i residenti nelle Green House sono recentemente risultati avere un quinto delle probabilità di contrarre il COVID-19 rispetto a chi vive nella tipica nursing home e un ventesimo di rischio di morire di COVID-19.

D. In questo progetto si deve rivedere anche il ruolo degli Ospedali, elaborando una nuova rete ed una nuova continuità delle cure.

R. È necessario superare gli ospedali che non possono rispettare alcun requisito strutturale con i nuovi ospedali e programmare e investire adeguatamente sui professionisti e sugli operatori sanitari.

D. L’informatizzazione attraversa ormai la nostra società ed inevitabilmente la prossimità digitale sarà uno strumento indispensabile per la Sanità di domani?

R. Come conseguenza della diffusione della pandemia, c’è stata una rapida adozione della telemedicina nella cura delle persone assistite: risparmio di tempi e costi di viaggio, distanziamento fisico ed eliminazione di esposizione ad agenti infettivi in sale d’attesa sovraffollate hanno favorito questa scelta.

Ma la trasformazione digitale della sanità può rendere più marcate le disuguaglianze in salute, perché non tutti i pazienti (soprattutto quelli più anziani) hanno facile accesso alla tecnologia e a internet: da qui la necessità di sostenere in particolare lo sviluppo delle competenze digitali delle persone assistite e dei caregiver, per la prossimità digitale.

Ad esempio, l’assistenza domiciliare virtuale, attraverso il monitoraggio remoto, fornisce un modello “costantemente attivo”, consentendo il monitoraggio continuo e un migliore coordinamento dell’assistenza, volto a evitare accessi in Pronto Soccorso e ricoveri non necessari, ma deve essere considerata come strumento per rafforzare la relazione tra medici, professionisti sanitari e persone assistite.

D. Talvolta si ha l’impressione che la società non presti sufficiente attenzione alle fasce più delicate, quali migranti, senza fissa dimora, indigenti in genere. È  auspicabile un’attenzione particolare anche alle persone fragili?

R. Dobbiamo avvicinarci sempre più alle persone che hanno maggiore bisogno, avviando la prevenzione e le cure di prossimità per la popolazione particolarmente fragile ed emarginata, nei luoghi in cui vivono le persone: a casa, nei Centri di Accoglienza, per strada: stranieri regolari e non, persone povere, persone senza fissa dimora, sviluppando al meglio la relazione.

 L’insieme di queste attività mira alla promozione della salute e alla erogazione di assistenza sanitaria equa ed accessibile a favore di diverse popolazioni e anche allo sviluppo di sistemi innovativi di gestione sanitaria orientati alla salute per tutti i cittadini.

D. Dottor Fornero, in questa rivoluzione copernicana dovrà cambiare anche il rapporto tra sanitari e pazienti, mettendo in atto un nuovo spirito di responsabilità e collaborazione. 

R. In passato ― ha affermato il medico britannico Muir Gray ―  sono state trasmesse le dovute conoscenze ai clinici affinché fossero trasferite ai pazienti.

Ora si tratta di fornire le necessarie informazioni ai pazienti e dar loro la possibilità di discutere con i clinici. I pazienti informati possono essere la maggiore forza di cambiamento nel XXI secolo.

Note

Ringraziamo il direttore Alberto Riccadonna de «La Voce e il Tempo» per averci consentito la pubblicazione dell’intervista di E. Larghero, Quale Sanità dopo la pandemia?, 17 ottobre 2021, pp. 27.

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