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84 Gennaio 2022
Dossier Salute Inchiesta: la sanità del futuro

La cura dei denti: tra realtà e sfide future in ambito sanitario

Introduzione

a cura di Enrico Larghero

Alcuni luoghi comuni contengono profonde verità, altri invece richiedono di essere sfatati. A questi ultimi in ambito sanitario ben si adatta la disciplina odontoiatrica.
Un tempo essa era esercitata privatamente ed i mezzi tecnici a disposizione erano scarsi e le conoscenze limitate. Negli ultimi anni, invece, abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione copernicana. L’implantologia, l’informatizzazione ed un nuovo approccio alla materia hanno modernizzato prevenzione, diagnosi e cura. Al contempo sul territorio gli ambulatori sono divenuti veri e propri Centri polispecialistici ed anche il comparto ospedaliero, ad esempio con la chirurgia maxillo-facciale, ha trasformato questo settore della Medicina.
Da tali presupposti è così nata una visione più ampia, non solo legata esplicitamente alla salute, ma ingloba anche un orizzonte etico, sociale e solidale nei confronti delle fasce più deboli. Queste e molte altre suggestioni emergono dall’articolo di Lara Reale che, attraverso un’intervista, sonda ed approfondisce la miriade di novità che lasciano ben sperare per il futuro. C’è vero progresso – affermava infatti Henry Ford – solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti.

In un Servizio Sanitario Nazionale impreparato alla gestione di una pandemia e già in affanno nel periodo precedente a causa di decennali tagli e definanziamenti, ai danni direttamente correlati al Covid-19 si sono inevitabilmente sommati anche danni indiretti, collegati a ritardi di accesso ai servizi sanitari e all’annullamento di prestazioni urgenti o differibili, pur sempre fondamentali per salvaguardare lo stato di salute complessivo dei cittadini. Nel report Gimbe 1/2021 si legge che in Italia, nel 2020, sono decedute 746.146 persone, con un +15,6% rispetto alla media dei cinque anni precedenti. In termini assoluti l’eccesso di mortalità è stato di 108.178 decessi, di cui il 70% collegati direttamente al Covid-19 e il 30% dovuto al mancato accesso alle cure.

Anche la domanda di prestazioni odontoiatriche, considerate spesso non prioritarie e comunque procrastinabili, ha registrato un calo del 13%. Recenti stime dell’Istituto Key Stone hanno evidenziato che durante il lockdown ben un italiano su sei ha avuto problemi a denti e gengive e che il 30% di questi ha peggiorato la propria condizione per il mancato accesso alle cure, a causa di difficoltà economiche ma anche per paura del contagio. Ma pure in questo ambito la pandemia ha solo esasperato un problema annoso. Già prima dell’emergenza sanitaria infatti meno del 50% degli italiani andava regolarmente dal dentista e il 90% di questi pagava di tasca propria tutte le prestazioni, dato che il Ssn copre di norma solo il 5% della domanda di cure dentali. La situazione è irreversibile o l’assistenza odontoiatrica può essere migliorata?

Ne abbiamo parlato con

Intervistato Alberto Gavotti

Medico odontoiatra e docente universitario di odontoiatria legale

Intervista

D. Dottor Gavotti, esattamente un anno fa, il Ministero della Salute ha istituito un tavolo tecnico sull’odontoiatria per attuare una maggiore sinergia pubblico-privato e far sì che l’assistenza odontoiatrica non sia più un problema sociale. Quali strategie si potrebbero mettere in campo?

R. Qualcuno parla di revisione dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), per cui si potrebbe ad esempio pensare di allargare la platea degli attuali beneficiari del servizio pubblico (minori di 14 anni, persone in situazioni di vulnerabilità sociale o pazienti le cui condizioni di salute possono essere pregiudicate da una patologia odontoiatrica concomitante) o anche ampliare la tipologia di terapie odontoiatriche mutuabili (non solo estrazione di denti, ma pure i manufatti protesici).

Il problema è che non ci sono le risorse e, purtroppo, l’odontoiatria ha costi elevati: non solo per le attrezzature come i cosiddetti “riuniti”, ma anche per i materiali di consumo, cari e deperibili. Per il Ssn erogare gratuitamente questo tipo di terapie è ben più oneroso rispetto alle visite specialistiche in altri ambiti, per quanto avanzati. Per questo, finora, anche nel servizio pubblico odontoiatrico è richiesto un contributo da parte del paziente e non importa quanto sia indigente: se ha bisogno di una protesi mobile, in particolare, se la deve pagare in toto.

D. Ma se arrivasse un finanziamento adeguato, grazie ad esempio al Pnrr o ai fondi europei, quali altre soluzioni oltre alla revisione dei Lea?

R. Si potrebbero, ad esempio, introdurre detrazioni fiscali per spese in cure odontoiatriche effettuate anche nel privato. Oggi possiamo dedurre le spese per il dentista solo al 19% nel primo anno e ancora qualcosa nell’anno successivo, mentre all’estero si arriva anche al 100%. Un provvedimento fiscale, peraltro, porterebbe con sé anche il benemerito incentivo alla fatturazione delle terapie.

D. Cosa pensa di progetti di odontoiatria solidale, attivi da anni anche qui a Torino, che offrono cure totalmente gratuite alle persone più in difficoltà grazie al volontariato?

R. Al momento sono l’unica strada praticabile per le persone indigenti, che non possono permettersi di pagare un seppur minimo contributo, men che meno una protesi. Ma anche le realtà di volontariato sociale hanno margini di intervento limitati (per lo più curano carie, fanno estrazioni…) perché hanno gli stessi costi elevati dei settori pubblico e privato e, dunque, non possono sopravvivere di donazioni una tantum.

D. Perché le cure odontoiatriche, seppure importanti per la salute e il benessere generale, sono sempre state considerate come un privilegio e, dunque, anche poco garantite dal Ssn?

R. In effetti quelli che comunemente sono considerati piccoli problemi odontoiatrici, come le carie dentali, possono provocare danni enormi a causa di sopravvenienti infezioni batteriche, reumatismi, miocarditi…

Pare che gli attori pubblici non si rendano conto che, per non garantire una piccola cura dentale, finiscono poi per sborsare cifre enormi per un grave problema cardiaco. E purtroppo non stiamo parlando di ipotesi estreme o casi rari. In questa stessa ottica occorrerebbe investire in serie campagne di informazione e prevenzione.

D. Restando sul piano deontologico, recenti inchieste giornalistiche hanno denunciato il problema dell’ ”overtreatment”, per cui ad alcuni pazienti vengono proposti interventi odontoiatrici non necessari per mera speculazione economica. Come tutelarsi?

R. Occupandomi di perizie, vengo spesso a conoscenza di problematiche del genere. Cito l’esempio recente di un signore, a cui è stato fatto un impianto zigomatico nel seno mascellare superiore perché aveva poco osso sotto gengiva, e ora è tanto debilitato per le complicanze da essere in pericolo di vita.

Il mio consiglio è rivolgersi a realtà più “trasparenti”, che consentano di stabilire quale dottore ci curerà, dove si è laureato, quali master o specializzazioni ha conseguito, quanta esperienza ha… È fondamentale accertarsi che ci curerà sempre una stessa persona, o comunque un team ristretto di specialisti, e che ci seguirà anche nel corso degli anni, per eventuali imprevisti con le cure pregresse.

Note

Per gentile concessione del direttore Alberto Riccadonna de «La Voce e il Tempo», pubblichiamo l’intervista di Lara Reale, Odontoiatria, sfide mediche ma anche sociali, 12 dicembre 2021, p. 27

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