Presidente Movimento per la Vita sezione di Torino, membro del direttivo nazionale MpV. Professore ordinario di Chimica all’Università di Torino.
D. Dopo un anno di assenza a causa delle misure restrittive anti-Covid, l’espressione pubblica della voce pro-vita ha potuto essere presente, seppure con delle limitazioni, il 22 maggio nella capitale romana. Quanto hanno influito gli effetti del Covid-19 nell’operatività dei movimenti per la vita, dei centri di accoglienza e aiuto alla vita?
Nell’enciclica “Fratelli Tutti” Papa Francesco ci richiama responsabilmente a porre una riflessione su quanto sta accadendo: «Certe parti dell’umanità sembrano sacrificabili a vantaggio di una selezione che favorisce un settore umano degno di vivere senza limiti. In fondo, “le persone non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare, specie se povere o disabili, se “non servono ancora” – come i nascituri -, o ” non servono più” come gli anziani”»(18).
R. Le Associazioni che promuovono la difesa della vita fragile non hanno avuto difficoltà ad adattarsi alla emergenza pandemica. Queste associazioni hanno sempre lavorato in condizioni di emergenza. L’arrivo di un figlio imprevisto determina l’emergere di una nuova presenza, quindi una vera emergenza a cui si fa fronte ordinariamente con l’accoglienza, ma stante la legge n. 194/78, inevitabilmente parte il contatore per eventualmente imboccare la strada per “eliminare” il nascituro. Nei Centri di aiuto alla vita arrivano quindi mamme in attesa, ma disorientate, con in tasca il contatore dei giorni che corre, con le pressioni violente dell’ambiente esterno. Una violenza documentatissima, ma taciuta dal main stream dei media.
Di fronte ad una gravidanza inattesa, nei Centri di aiuto alla Vita trascorso un certo tempo, pur nella comprensibile agitazione della mamma, si esce dall’emergenza e si sta nella ordinarietà che significa colloqui, accompagnamento, ridimensionamento dei problemi e soprattutto la identificazione della prospettiva grande e promettente della vita nascente.
D. Passando al quadro torinese, invece, quanto ha gravato il Covid nell’aiuto alle mamme in gravidanza in difficoltà economica o titubanti nella decisione, per motivi di studio, di lavoro, o per paura di affrontare da sole la gravidanza, tanto più in una società competitiva e con un’economia in crisi?
R. Nella convivenza con la pandemia da coronavirus, emersa a inizio 2020, l’assistenza alle mamme in difficoltà con la gravidanza non è quindi mai cessata a Torino. Non è stato più possibile riunire nelle nostre sedi le mamme, ma i volontari si sono attivati per colloqui a distanza e sono stati sempre autorizzati a recarsi presso le mamme poste in gravi difficoltà; questo ha consentito di mantenere il servizio attivo.
Per il futuro sarà necessario attivare iniziative per raccogliere donazioni e reclutare nuovi volontari per poter svolgere un efficiente servizio. Dal febbraio 2020 vi è stata una forte diminuzione sia di offerte, sia di volontari spesso intimoriti dalle gravi limitazioni imposte dalla legge.
D. La legge 194/1978 norma, come recita il titolo, la tutela sociale della maternità e l’interruzione volontaria di gravidanza. Nell’art. 1 afferma che «lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela della vita umana dal suo inizio». Sempre nel panorama torinese quali sono le iniziative della vostra associazione in corso?
R. Abbiamo attivato due progetti significativi in armonia con quanto prevede la legge 194/78.
Uno è la Scuola di maternità, un corso di 5 incontri organizzato il sabato mattina dalle 9.30 alle 12.30 dove si presenta la relazione madre – figlio nei primi 7 mesi di gravidanza. Intervengono alcuni professionisti (ginecologa, psicologa, pediatra, consulente del lavoro, docente di storia dell’arte) e si offre la possibilità di visionare e “incontrare” il proprio foglio proiettando le immagini dell’ecografo su un grande schermo. Negli ospedali infatti viene proposto il corso di preparazione al parto che riguarda gli ultimi 2 mesi di gravidanza e la Scuola di Maternità è perciò a complemento del corso pre-parto. La Scuola di Maternità è stata ampiamente collaudata e apprezzata presso l’Ospedale Mauriziano di Torino in molte edizioni.
Il secondo progetto è un servizio baby sitter per le mamme che avendo i figli piccoli hanno difficoltà sanitarie nella gravidanza oppure difficoltà con la salute del neonato o ancora difficoltà a cercare lavoro. In questo caso la mamma assistita sceglie la sua baby sitter che viene retribuita con questo progetto cofinanziato dalla Fondazione CRT che si ringrazia.
D. L’Anscombe di Oxford, centro nazionale di Bioetica cattolica della Gran Bretagna e dell’Irlanda, ha dichiarato di recente la sua preoccupazione per l’estensione dei limiti della ricerca con la coltura degli embrioni umani oltre i 13 giorni dopo la fecondazione, non prevista nella normativa attuale nel Regno Unito, come in molti altri Paesi, tra cui l’Italia, ma proposta nella revisione delle nuove linee guida1 della International Society for Stem Cell Research (Isscr) britannica. Che cosa ne pensa?
I bioeticisti dell’Anscombe si chiedono: «Considerando che l’aborto è legale fino alla 24ma settimana in Gran Bretagna, o fino alla nascita per i neonati con disabilità, ci si deve chiedere quale principio proteggerebbe i bambini non ancora nati dalla sperimentazione fino a o oltre questi stessi limiti2» e suggeriscono che «… lo sviluppo sulla coltura degli embrioni oltre i 13 giorni dovrebbe darci una pausa per considerare se ulteriori norme permissive sulla sperimentazione embrionale condurrebbero ad atteggiamenti sempre più sprezzanti verso la vita umana»3.
R. È necessario decidere se i laboratori sono luoghi ove non ci sono limiti alla sperimentazione oppure ne esistono. Chi reputa che non debbano esserci limiti, compie un atto di superbia, inganna se stesso e con l’aiuto dei media -assetati di audience– inganna gli altri, facendo finta di non sapere che, con la ricerca scientifica, stiamo operando bendati con martello e scalpello per aggiustare un orologio di ottima marca. La conoscenza di ciò che ci circonda è così modesta che richiederebbe di invocare almeno il criterio della prudenza.
1 Il riferimento per la Società britannica è alla Cultura degli embrioni umani oltre la formazione della stria formativa o dei 14 giorni nelle nuove linee guida intitolate Stem Cell Research and clinical translation di maggio 2021: «Attualmente non è tecnicamente possibile la coltura degli embrioni umani oltre la formazione della stria primitiva o del 14° giorno post fecondazione. Tuttavia, i sistemi di coltura stanno evolvendo, rendendo questa una possibilità nel prossimo futuro. Comprendere la stria primitiva, lo sviluppo del primo strato germinale e la formazione cellulare germinale primordiale negli umani è cruciale per imparare la nostra comprensione degli interventi per l’infertilità, la fecondazione in vitro, l’interruzione della gravidanza e i disordini dello sviluppo che avvengono o originano subito dopo l’impianto. La ricerca che utilizza gli embrioni è anche cruciale per validare modelli di embrioni integrati basati su cellule staminali, che nel futuro possono provvedere ad un’alternativa più pratica per comprendere alcuni aspetti del primo sviluppo umano» (trad mia dall’orig.: it is currently not technically feasible to culture human embryos beyond formation of a primitive streak or 14 days post-fertilization. However, culture systems are evolving, making this a possibility in the near future. Understanding the primitive streak, early germ layer development and primordial germ cell formation in humans is crucial to improve our understanding of and interventions for infertility, in vitro fertilization, pregnancy loss, and developmental disorders that occur or originate soon after implantation. Research using embryos is also crucial to validate integrated stem cell-based embryo models, which in the future may provide a more practical alternative to understanding some aspects of early human development»).
Ne segue la raccomandazione: «Dati gli avanzamenti nella coltura degli embrioni umani e il potenziale per tale ricerca di produrre conoscenze utili che promuovono la la salute umana e il benessere, l’Isscr si rivolge alle accademie nazionali di scienza, alle società accademiche, ai finanziatori e ai coordinatori di condurre un dibattito pubblico sull’importanza scientifica come pure sulle questioni sociali ed etiche sollevate dalla concessione di una tale ricerca» /(trad. mia dall’orig. Given advancements in human embryo culture, and the potential for such research to yield beneficial knowledge that promotes human health and well-being, the ISSCR calls for national academies of science, academic societies, funders, and regulators to lead public conversations touching on the scientific significance as well as the societal and ethical issues raised by allowing such research»).
2 mia trad. dalla dichiarazione originale dell’Anscombe del 3 giugno 2021, Abandoning the 14 day would lead to further exploitation of human embryos, http://www.bioethics.org.uk/images/user/fourteen_day_statement.pdf , : Considering that abortion is legal up to 24 weeks in Britain, or up to birth for babies with disabilities, one must wonder what principle would protect unborn infants from experimentation up to, or beyond, these same limits (p. 2)
3 mia trad. dalla citata dichiarazione dell’Anscombe: …the development on culturing embryos beyond 13 days should give us pause to consider whether more permissive rules on embryo experimentation will lead to increasingly cavalier attitudes toward human life (p. 2)
© Bioetica News Torino, Giugno 2021 - Riproduzione Vietata