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109 Gennaio 2025
Bioetica News Torino

La bioetica incapsulata nell’involucro delle ideologie Un rischio da evitare per uno sguardo universale

In breve

L’analisi bioetica richiede libertà, essere priva di pressioni morali e propagandistiche per tendere ad una ricerca distinta ed accessibile a tutti. Il bene comune, la salute umana, la tutela dell’ecosistema non può essere legata a quella del proprio gruppo, ma deve essere
universale. Tutelare questi diritti, garantendone la loro dignità prescinde da ideologie personali o di provenienza, oltrepassa il desiderio di conformità, ma richiede un’attenzione continua che prevede il confronto tra persone libere che attraverso un’unione incondizionata elaborano risoluzioni etiche, che richiedono riflessioni universali e non più individuali, diversificate e non più in contrasto, ampie e non più circoscritte.

La Bioetica si è sviluppata di passo con il progresso scientifico, come disciplina volta a  regolamentare questioni etiche legate alla salute, la ricerca scientifica e le relative  applicazioni mediche, umane, animali ed ambientali. 

Di recente, questa disciplina ed i temi di cui si occupa, sono usciti dal circolo di discussione  degli specialisti: biologi, scienziati, medici, filosofi, teologi, sociologi, giuristi per occupare  spazio in dibattiti ed agende politiche. 

La Bioetica porta l’attenzione su tematiche che tutelano l’individuo e l’ecosistema e a cui il  diritto deve rispondere, ma che sia legata a valori ideologici è veramente necessario? Essa possiede una sua logica che viene dall’incontro tra scienza, medicina ed etica, che può  essere riconosciuta dalla politica ma non di certo subordinata o necessariamente inglobata. La coesione multidisciplinare a cui tende, la rende di per sé una disciplina complessa che  richiede grande integrità e competenze specifiche. L’interferenza di passioni ideologiche, visioni personali, in temi che richiamano all’attenzione la coscienza umana potrebbe alterare  degli equilibri ed oltrepassare dei limiti, toccando degli spazi intimi, fragili dell’uomo (o della  biosfera in senso più ampio) e che vanno protetti e non strumentalizzati. La bioetica che dovrebbe cercare di cogliere in modo sfaccettato le esigenze del progresso in  campo medico, umano, animale, ambientale, con l’obiettivo di salvaguardare la salute  (umana e non) può trovare veramente la sua forma in scenari politici spesso in conflitto ed in  dissenso?  

Il mantenimento di ogni singola struttura presente in natura, che include il regno umano,  animale, vegetale, così come l’integrazione armonica di tutte queste componenti tra di loro  richiede l’integrità di processi molecolari finissimi, che stabiliscono un equilibrio perfetto.  Questo equilibrio, si esprime in salute e benessere. 

Condizioni avverse di tipo naturale ma anche di tipo sociale ed ideologico, direttamente o  indirettamente, possono compromettere quest’armonia andandone a destabilizzare  l’integrità che la bioetica cerca di custodire. 

Catastrofi ambientali, l’inquinamento, l’urbanizzazione, la deforestazione, l’incremento di  malattie pandemiche e non, patologie fisiche e mentali, umane ed animali, spillover virali,  tutto intensificato dalle attitudini sociali dell’indifferenza, dalle guerre, dalle azioni poco  consapevoli, dal consumismo, dalle controversie, dalla necessità di fare opinione e dare  giudizio, a discapito dell’incontro e della responsabilità civica.  

L’equilibrio naturale viene a perdersi e con esso la tutela del bene comune.  Rispondere alla necessità, più che per uno spirito di partito (o ancor di più personale), per la  salvaguardia degli esseri viventi, in quanto vita in sé. È l’impulso che cambia è un’impulso  proprio della bioetica! 

La bioetica riuscirebbe a svolgere il suo fine aderendo a passioni di gruppo?  In un contesto aperto e ricco di sfumature potrebbe veramente sposare un pensiero di  gruppo in modo immutabile?  

Presa un’opinione sarebbe in grado di esaminare il suo contrario?

La bioetica aderente ad un’ideologia sarebbe in grado di dare priorità ad un’analisi vera e  precisa rispetto al legame associativo? 

Potrebbe preservare il suo spirito critico e l’indagine scientifica, il dissenso, senza essere  destinata tacitamente ad un servizio a cui si fa adesione? 

In una realtà globalizzata e multiculturale, dove pur mantenendo le proprie tradizioni  s’incontrano quelle degli altri, in cui la comunicazione non ha più ostacoli territoriali o/e  linguistici e le problematiche non sono solo locali ma globali ed interconnesse, la bioetica più  che avere un’identità di gruppo, necessita di un pensiero condiviso, di ricerca ad una  risoluzione vera del problema più che di una tensione alla conformità. 

Sottoporre la bioetica ad una visione definita, ad un indottrinamento prestabilito, andrebbe a privare tale scienza degli aspetti inquisitivi, interdisciplinari, liberi e di ricerca propri della  disciplina, perdendo così il suo significato a favore di una tendenza all’omologazione, ad una  competizione tra visioni, più che di un incontro. 

L’analisi bioetica richiede libertà, essere priva di pressioni morali e propagandistiche per  tendere ad una ricerca distinta ed accessibile a tutti. Il bene comune, la salute umana, la  tutela dell’ecosistema non può essere legata a quella del proprio gruppo, ma deve essere  

universale. Tutelare questi diritti, garantendone la loro dignità prescinde da ideologie  personali o di provenienza, oltrepassa il desiderio di conformità, ma richiede un’attenzione  continua che prevede il confronto tra persone libere che attraverso un’unione incondizionata  elaborano risoluzioni etiche, che richiedono riflessioni universali e non più individuali,  diversificate e non più in contrasto, ampie e non più circoscritte. 

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