Sostieni Bioetica News Torino con una donazione. Sostieni
113 Giugno 2025
Bioetica News Torino

Bioetica e Scuola Intervista ad Antonio De Nigris

In breve

Non si può comunque pensare ad un futuro senza luoghi di insegnamento ed apprendimento. Colui che apre la porta di una scuola – scriveva lo scrittore francese Victor Hugo – chiude una prigione.
Affrontiamo la tematica della scuola, delle sue problematiche e di quelle che potrebbero essere le future prospettive con il Professor Antonio De NIgris, docente in un Liceo Classico di Milano e cultore della Bioetica.

Viviamo tempi di grandi e rapide trasformazioni. I costumi, i valori, le relazioni mutano continuamente e mettono in crisi i fondamenti della nostra società. Le Istituzioni storiche, ovvero famiglia e scuola dedicate e destinate all’educazione stanno attraversando una profonda crisi. Corrono il rischio di perdere irreversibilmente un ruolo ed una funzione di riferimento nel mondo globalizzato. La popolazione scolastica italiana è in costante diminuzione. Ai problemi di un tempo si sono affiancate nuove emergenze, non solo di ordine organizzativo-strutturale, ma anche culturale. Nel corso del suo Pontificato Papa Francesco ha più volte affermato che non ci troviamo in un’epoca di cambiamenti, ma in un cambiamento d’epoca.

Cosa vuol dire questa frase declinandola nell’universo-scuola?

Ne parliamo con Antonio De Nigris, Docente in un liceo classico di Milano e cultore della Bioetica.

Professore, nel corso degli ultimi anni quali sono stati i mutamenti più significativi che partendo dalla società e dalla famiglia hanno coinvolto il mondo della scuola?

Un mutamento antropologico ha investito il mondo della scuola, mediato sicuramente dalle nuove tecnologie e dai sistemi di comunicazione di massa, così pervasivi al giorno d’oggi. Il mondo della scuola ne è divenuto un riflesso: performatività, competizione, apparenza. Il risultato da conseguire e da mostrare, come premio effimero, va a discapito della sedimentarizzazione del sapere e del suo effettivo utilizzo nella vita di tutti i giorni. La parola che mi viene in mente per descrivere oggi la scuola oggi, come anche l’uomo in generale, è “strumentale”. Si è perso il piacere dello studio e dell’imparare. Spesso i giovani ne sono inconsapevoli e le famiglie perorano questa visione, ricorrendo a strategie, anche poco etiche, affinché i propri figli possano raggiungere i risultati, come in una gara sportiva.

A suo parere, quali sono in sintesi le maggiori criticità che si riscontrano oggi?

Anche a causa delle numerose riforme che hanno investito il mondo dell’educazione – e non solo, si pensi alla sanità – l’idea di una scuola/azienda sta prendendo piede. In una azienda ciò che conta è il risultato ottenuto. Il percorso, il metodo, la crescita del ragazzo, viene messa in secondo piano, è quasi un accidente, diviene un elemento strumentale al risultato. L’idea dell’insegnare, ossia di mettere un seme nella persona dello studente, dando poi a questi gli strumenti per coltivarlo, innaffiarlo e curarlo, a causa della velocità, del finire il programma a tutti i costi, lascia spazio al “pro – pangere”, al piantare davanti piuttosto che all’interno. L’interiorità dei nostri studenti viene messa in secondo piano, se non quando viene presa in considerazione da un punto di vista medico – patologico, al fine di offrire loro strumenti dispensativi e compensativi i quali, se ben gestiti . ma non è sempre così – possono essere utili ausili per la crescita scolastica dei nostri ragazzi.

Oltre alla pedagogia dei contenuti, quella della forma. Cosa è cambiato con l’avvento di internet e delle tecnologie digitali?

Virtualmente, dietro lo schermo dei loro devices i ragazzi hanno tutto il sapere di questo mondo. Alcuni critici e provocatori propongono di aiutare i ragazzi a saper usare la rete – e oggi i vari sistemi di intelligenza artificiale – in modo tale da reperire più in fretta le informazioni necessarie. Sicuramente questa è un’abilità da sviluppare, non possiamo essere ciechi di fronte a tutte queste innovazioni che stanno stravolgendo, nel bene e nel male,  il nostro modo di vivere e di imparare. Ed è qui che deve si deve giocare la carta più importante di noi insegnanti che lavoriamo in un epoca così veloce e cangiante: lo sviluppo del pensiero critico, la capacità di analizzare le innumerevoli informazioni che continuamente bombardano i nostri ragazzi. Pensi alle fake news, al rapporto che queste hanno con il concetto di Verità. La natura ontologica di quest’ultima è data dal numero di visualizzazioni, piuttosto che dalla vera corrispondenza dei fatti alla realtà delle cose. Inoltre, oggigiorno, i ragazzi vivono la loro vita e il reale mediati dallo schermo dei loro telefoni e dei loro PC.  Lo schermo è un filtro anestetizzante che distorce la reale percezione della realtà. I giovani, sovente, ne sono inconsapevoli. Bisogna aiutarli davvero tanto a capire e ad interiorizzare questa cosa. Il mondo vero è altro. Così come l’altro, il prossimo, non è una mera immagine online, ma una persona. 

Ogni periodo della storia ha luci ed ombre, ma è necessario mantenere un atteggiamento neutro ed obiettivo nei confronti del tempo che viviamo. Quali gli aspetti positivi dei nostri giovani? Possiamo ancora sperare che siano, come dice il Salmo, le sentinelle dell’aurora, la luce pulsante che illumina il futuro?

E’ davvero bellissimo il richiamo che Lei ha fatto al Salmo, al fatto che bisogna vedere il futuro con occhi diversi e pieni di speranza, nonostante lo scenario tetro e cupo che spesso viene disegnato per le future generazioni. C’è una frase molto bella di Franklin Roosevelt che, secondo me, è davvero adatta ai tempi che stiamo attraversando: “Non possiamo sempre costruire il futuro per i nostri giovani, ma possiamo costruire i nostri giovani per il futuro”. E’ sicuramente vero che la frenesia, la velocità, la performatività sono diventati la cifra stilistica del XXI secolo, ma provare a mettere dentro ai nostri ragazzi due elementi quali l’ottimismo e il pensiero critico, sono due imperativi categorici che ogni insegnante dovrebbe perseguire.

Non si può comunque pensare ad un futuro senza luoghi di insegnamento ed apprendimento. Colui che apre la porta di una scuola – scriveva lo scrittore francese Victor Hugo – chiude una prigione.

© Bioetica News Torino, Giugno 2025 - Riproduzione Vietata

Sugli stessi temi: Adolescenti e Giovani, ricerca di senso della vita