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74 Dicembre 2020
Speciale Infosfera in sanità Comunicazione, etica e privacy

La funzione della tecnologia nell’informazione

Il cambiamento della società tra tecnologia e nuovi bisogni

La società fino a qualche decennio fa era abituata a vedere la tecnologia nell’ambito della prestazione. Il miglioramento dei macchinari era visto secondo cifre che rappresentavano il numero di pezzi prodotti in un’ora (prima il macchinario produceva 1.000 chiodi al minuto, ora con il modello nuovo ne fabbrica 10.000), la velocità in termini computazionali (questo processore è meglio dell’altro perché elabora molte più operazioni al secondo). Da quando nell’ultimo secolo la tecnologia ha cominciato a entrare nelle relazioni, questa idea è cambiata e l’elaborazione e il risultato hanno lasciato la società “senza parole”.

Telefono, radio, televisione e la Rete hanno visto un’evoluzione certamente legata alla “prestazione” della nuova tecnologia ma anche alle nuove porte che si aprivano in funzione di tutte le possibilità nuove di trasmissione dei contenuti e dell’informazione che poco prima risultavano impensabili o costosissime (pensiamo alla chiamata “internazionale” di Natale a parenti che abitavano all’estero e quanto invece questa sia data per scontata e accessibile a qualunque dispositivo collegato in Rete).

È soprattutto con l’introduzione dell’utilizzo della Rete accessibile e veloce che si verifica un nascere forsennato di servizi a partire dagli anni Duemila. La velocità di questo progresso è stata talmente alta che anche i “tecnologi” hanno introdotto prodotti senza avere completamente chiari gli effetti e le opportunità che si sarebbero aperti.

Questo “stupore” e questa “incoscienza” sono eredità di un genere umano abituato a comunicare con altre persone in remoto che prima si associava esclusivamente alla lettera da imbucare nella cassetta postale e che invece, a partire dalla fine del XIX secolo fino a oggi, ha visto susseguirsi diversi modi principali di impostare la relazione a distanza tra le persone: dalla lettera si è passati al telefono, successivamente all’SMS e all’email per poi arrivare alla comunicazione tramite gli “instant message” e la trasmissione delle emozioni tramite gli “emoji”.

L’anno 2020 con la pandemia da Covid-19 ha poi messo in evidenza come la conoscenza della tecnologia sia diventata importante come saper leggere e scrivere in quanto ha permesso alle persone di continuare, con accezioni differenti, a lavorare, relazionarsi e studiare. In Italia ha fatto scoprire  come, da questo punto di vista in tutti gli ambiti, ci sia necessità di un apprendimento dell’uso della tecnologia, sottolineato dalla fatica delle persone ad adeguarsi a questo “passaggio obbligato” imposto dal periodo. Questo tipo di emergenza di conoscenze era già emerso a livello globale con i casi di Cambridge Analytica del 2016 che hanno guidato i risultati delle elezioni politiche in diversi Paesi del mondo.

La stessa Unione Europea ha intercettato da qualche anno questo tipo di esigenze, passando da un’impostazione della formazione informatica per tipologia di applicazioni (ECDL) a una formazione per metodo da applicare in diversi ambiti della tecnologie (DigComp 2.1). Questa “chiamata alle armi dell’apprendimento” nei confronti della tecnologia è valida per i “giovani”, ma è un aspetto fondamentale per noi adulti.

Aree di impiego della tecnologia informatica

Ci fermiamo a riflettere su quattro dimensioni dell’uso della tecnologia che sono significativi nella nostra vita di professionisti, di cittadini e di cristiani:

  • la ricerca delle informazioni
  • l’interazione tra le persone
  • la collaborazione in Rete
  • l’utilizzo delle Reti sociali e la presenza di sé
Ricerca delle informazioni

Nella ricerca è importante sapere che non esiste solo Google o Wikipedia e che l’informazione al loro interno è presentata in modo differente ma esistono tante fonti di informazioni ognuna con la propria caratteristica. Motori di ricerca come Duck duck go hanno la caratteristica principale di non tenere traccia di alcuna informazione di navigazione dell’utente.

Solleviamo quattro domande sul nostro utilizzo personale di questi strumenti:

  1. Secondo quali criteri io ricerco le informazioni in Rete?
  2. Conosco come funzionano i motori di ricerca?
  3. Quali sono i pensieri da effettuare per inserire le parole corrette per la mia ricerca?
  4. Come verificare l’attendibilità delle informazioni che mi si presentano?

Un primo passo per capire il funzionamento di questo ambito è quello di attingere direttamente alla fonte. Non sono informazioni secretate ai più ma sono informazioni che non si cercano1.
La verifica dell’attendibilità delle informazioni si supera osservando la fonte di provenienza della notizia, incrociando la stessa su differenti siti e in tempi diversi. Nell’ambito della comunicazione digitale sono presenti strumenti in rete che hanno un “cuore” comune e poi la propria specificità.  Ci possiamo porre tre riflessioni che costituiscono la verifica all’utilizzo di questi strumenti:

  1. Quali strumenti per comunicare conosco?
  2. Come questi veicolano le mie informazioni e quelle degli altri?
  3. Che cosa distingue la comunicazione, utilizzando questi mezzi con la comunicazione verbale ordinaria?

A questi interrogativi poniamo davanti tre considerazioni che ci aiutano nel fornire una risposta coerente alle precedenti tre questioni:

  1. Esistono regole generali per gli strumenti di comunicazione immediata:
    chiarezza del messaggio perché manca la relazione fisica, brevità (i messaggi vocali registrati non devono durare più di un minuto)
  2. Ogni strumento di comunicazione porta con sé altri “attrezzi” che permettono di migliorarne l’efficacia:
    dalle “breakout room” di Zoom, passando per le lavagne di Google Meet ai laboratori virtuali persistenti di Discord.
  3. In uno strumento, che permette in modo diverso di veicolare le emozioni con l’uso degli “emoticon“, è necessario avere particolare attenzione nel parlare e nei confronti di chi ascolta in modo che il significato NON possa essere travisato
Interazione tra le persone e collaborazione in Rete

Un vademecum di aiuto si trova nel Manifesto della comunicazione non ostile 2, che in dieci punti presenta un galateo della comunicazione con questi strumenti e anche nei social network. Emerge il fatto che non possiamo essere una persona diversa nel mondo digitale e ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo positivo e di buon senso in un mezzo di comunicazione che ha una velocità “esponenziale” nella trasmissione del contenuto.

Gli strumenti di lavoro collaborativo (Google Workspace e Office 365 sono due esempi più conosciuti) abilitano un insieme di possibilità prima a noi precluse. Il poter lavorare tutti insieme su un unico documento, modificando, inserendo suggerimenti al documento stesso sostituisce tutto il processo umano, foriero di errori e perdite di tempo, che era il passaggio di edizioni intermedie dei documenti che passavano o stampate o in digitale.

Utilizzo delle Reti sociali e la presenza di sé

In queste condizioni anche la gestione della nostra presenza in Rete veicolata dai social network diventa fondamentale oggi. In un ambito in cui siamo noi, con i nostri dati, il valore della rete sociale, è importante che esista una consapevolezza di come i dati siano trattati; essi servono per farci raggiungere dalle pubblicità mirate utilizzate dalle aziende per acquisire nuovi clienti. Ogni azienda che gestisce il proprio social network ha l’interesse a tenere attive le persone dentro il suo ambiente; è disposta a giocarsi la tranquillità del proprio ambiente al costo di tollerare la tossicità dei propri ambiti virtuali con discussioni e argomentazioni poco edificanti se questo vuol dire permanenza degli utenti nel proprio sistema. In questa rincorsa al profitto c’è una luce che è il movimento di tecnici (design etico) che, lavorando in questa atmosfera di “corsa alla permanenza dell’utente per anni a costo della salute digitale della persona”, hanno deciso di promuovere un movimento per lo sviluppo di reti sociali e app che invertano la rotta e permettano alla Rete di diventare un po’ “più salutare”. A partire da queste aziende come Google e Apple hanno promosso la tematica del “benessere digitale” affinché la persona sia consapevole del tempo passato nelle loro piattaforme.
Quale atteggiamento da cristiani siamo chiamati a tenere in queste situazioni? Uno spunto lo offre la lettera agli Efesini (Ef IV, 29-32)3 che rappresenta un vero e proprio manifesto di come il cristiano si dovrebbe porre nell’ambiente digitale.

Conclusione

Arrivati al termine di questa “corsa” è importante ricordare come la tecnologia sia al servizio dell’uomo; come persone siamo chiamati a conoscerla senza averne paura e senza rifiutarla. Non si tratta di una conoscenza “da tecnologi” ma da persone consapevoli di come il contenuto sia trasmesso con questi mezzi. È strumento potentissimo che non solo elimina i confini fisici e temporali della comunicazione ma veicola messaggi e atteggiamenti.

È importante allora vedere il “lockdown” come punto di partenza. Un nuovo modo per avvicinarsi alla tecnologia e farla propria in modo da non esserne schiavi. Nei percorsi formativi relativi ad ambiti tecnologici che offro ad aziende e persone singole l’obiettivo è proprio questo: mettere in evidenza una tecnologia che migliora la qualità della vita delle persone sia nel lavoro sia nel quotidiano. E ricordarsi che alla base delle invenzioni tecnologiche c’è sempre un collegamento forte con quello che è la vita di tutti i giorni. In fondo, gli informatici stessi sono persone umane, non “alieni”. Con questa consapevolezza, è giunto oggi  il tempo di intraprendere un percorso di conoscenza in questo ambito per poterne partecipare attivamente!

Note
  1.  Come funziona la ricerca Google in  https://www.google.com/intl/it/search/howsearchworks/;
    e come perfezionare le ricerche sul web in  https://support.google.com/websearch/answer/2466433?hl=it 
  2. Il Manifesto della Comunicazione non ostile in https://paroleostili.it/manifesto/
  3. Ef 4,29-32, in La Sacra Bibbia – IntraText (vatican.va)

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