Si conclude con l’autorevole contributo di Mons.Marco Brunetti, Vescovo di Alba la riflessione con uno sguardo al futuro intorno al Documento “La vita è sempre un bene”. In un mondo che cambia, anche la Pastorale, pur non conformandosi al mondo, deve però confrontarsi con esso, mai smarrendo l’oggetto del suo esistere, e cioè il malato, colto nella sua pluridimensionalità di corpo, di anima e di spirito. Anche quando la scienza medica abbia risposto a tutte le sue domande – ha sostenuto Ludwig Wittgenstein – non ha ancora neppure sfiorato i problemi della vita dell’essere umano. La malattia e la morte infatti attengono al mistero, non al segreto e come tali non possono essere svelate. Di fronte alla complessità ed alla problematicità del reale i valori evangelici, la solidarietà e la fraternità rappresentano ancora una proposta convincente ed attuabile, pur in un contesto di pluralismo. Il cristiano deve farsi prossimo con l’ascolto, con la testimonianza, nella proposta di un Dio misericordioso, di un Cristo crocifisso, ma che risorgendo ha vinto la morte, offrendo la Speranza e conferendo un significato nuovo al dolore, alla malattia e alla vita.
Enrico Larghero
Il 25 marzo di trent’anni fa San Giovanni Paolo II scrisse l’enciclica “Evangelium vitae””.
Tale documento si propose di avviare processi ecclesiali per promuovere una pastorale della vita in questo tempo di gravissime violazioni della dignità dell’essere umano, nelle nostre comunità diocesane e parrocchiali.
In trent’anni sono cambiate molte cose e credo possiamo farci alcune domande: cosa vuol dire oggi Vangelo della vita? Come è cambiata la vita umana? Come si pone l’antropologia cristiana di fronte a questi cambiamenti?
A questi e ad altri interrogativi ci viene in soccorso un documento del Dicastero della Santa Sede per i laici, la famiglia e la vita, dal titolo “La vita è sempre un bene”, Avviare processi per una Pastorale della vita umana.
Il suddetto documento è un’importante riflessione che affronta il tema del valore della vita umana, sottolineando l’importanza della dignità e della sacralità di ogni esistenza. Questo testo si inserisce nel dibattito etico contemporaneo, affrontando questioni come l’aborto, l’eutanasia, e le politiche di salute pubblica.
Vi sono alcuni aspetti chiave del documento che vorrei presentare all’attenzione di tutti.
1. La sacralità della vita: Il documento ribadisce che la vita è un dono prezioso. Ogni essere umano, indipendentemente dalla propria condizione di salute, età o situazione sociale, ha un valore intrinseco. Questa visione è radicata nella tradizione cristiana, che riconosce ogni persona come creazione di Dio.
2. La dignità umana: La dignità è un concetto centrale. La vita deve essere rispettata e protetta in ogni fase, dal concepimento alla morte naturale. Il documento invita a riflettere su come le politiche e le pratiche sociali possono supportare la dignità delle persone, specialmente dei più vulnerabili.
3. Il rifiuto dell’eutanasia e dell’aborto: Questi temi sono trattati con particolare attenzione. Il documento sostiene che l’eutanasia e l’aborto non rispettano il valore della vita e rappresentano una negazione della speranza. Propone invece un approccio che favorisca la cura e il sostegno delle persone in difficoltà, piuttosto che la loro eliminazione.
4. La solidarietà e accompagnamento: È fondamentale, secondo il documento, promuovere una cultura della solidarietà. Invece di vedere la sofferenza come un peso, si invita a creare una rete di sostegno per coloro che vivono situazioni di crisi. La comunità ha un ruolo cruciale nell’accompagnare e sostenere le persone in momenti difficili.
5. Educazione alla vita: Il documento sottolinea l’importanza di educare le nuove generazioni al rispetto della vita. Questa educazione deve partire dalla famiglia e continuare attraverso le istituzioni, incoraggiando valori come l’empatia, la responsabilità e il rispetto per gli altri.
Questi 5 punti potremmo considerarli come 5 vie da percorrere nei nostri itinerari pastorali, tenendo conto che sono argomenti trasversali e che possono entrare nelle catechesi e nelle attività pastorali di diversi settori come la pastorale della salute, la pastorale famigliare e quella dei giovani…
“La vita è sempre un bene” è un richiamo forte a riconoscere e rispettare il valore della vita umana in tutte le sue forme. Ci invita a riflettere su come le nostre scelte e le nostre azioni possano contribuire a una cultura che promuove la vita, la dignità e la solidarietà. È un documento che sfida ciascuno di noi a essere testimoni attivi di questi valori, non solo nella teoria, ma anche nella pratica quotidiana.
Sono convinto che rimettere al centro della nostra azione pastorale questi temi aiuti tutti noi ad assumere la consapevolezza, come affermava San Giovanni Paolo II, che in quanto popolo di Dio siamo il popolo della vita.
Purtroppo siamo tentati di eludere queste questioni, credo invece che vi sia la necessità di una nuova Pastorale che tenga conto di tanti cambiamenti e sappia parlare ai cristiani e ai non cristiani del nostro tempo.
Può venirci in soccorso il tanto volontariato esistente in campo cattolico ma non solo, che con forza e coraggio promuovono la vita con tante iniziative di sostegno e che necessitano di un sostegno convinto da parte di tutta la Chiesa.
Un altro pilastro che sostiene l’impegno a favore della vita di tanti credenti e non è certamente la formazione su questi temi così sensibili, come la bioetica, attraverso i master o i corsi di formazione svolti sul territorio.
Sono convinto che informazione e formazione possano aiutare tanta gente, anche semplice, a capire cosa ci sta dietro a tante scelte difficili legate al tema della vita.
Gesù ha detto nel vangelo (Gv.10,10): ” Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.
Queste parole risuonino per tutti noi come parole di speranza certi di essere nel mondo di oggi testimoni di vita, in quanto il vangelo è vangelo della vita e nessuna comunità cristiana, costituita da battezzati, può esimersi dall’annunciare il vangelo della vita.
Vita SI, comincio IO!
Mons. Marco Brunetti
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